Tanto CibVs QuantoBasta
Cicciabomba cannoniere…
Ormai è passato un mese dalla notte degli Oscar – e possiamo ragionare a mente fredda sui vincitori. Su Avatar? No, su Kathryn Bigelow: dopo 82 anni i membri dell’Academy consegnano per la prima volta la tanto ambita statuetta a una donna regista.
Lacrime, emozione, stupore, gioia… e poi tutti ai numerosissimi party in onore di quel tal vincitore o di quella talaltra produzione, con ricchi buffet a base di cibo “sano”, come da un anno Michelle Obama propone.
Beh – cosa ci sarebbe da ragionare a mente fredda? La Bigelow ha diretto un ottimo film ed è stata premiata.
Sì, ma l’avete vista? Una 58enne alta 183 cm che dimostra almeno 10 anni in meno (e senza aver subito “revisioni”…), la quale, parlando della propria incredibile forma fisica, racconta di costante esercizio fisico e di dieta mediterranea. Io credo che anche il fidanzato 38enne faccia la sua parte – ma è sulla dieta mediterranea che volevo riflettere.
Una dieta vincente, in effetti.
Per dieta si intende un “regime alimentare controllato”, non dal buonsenso evidentemente, alla luce delle pubblicazioni legate al recente Obesity Day italiano (ottobre 2009). Già il fatto che negli ultimi dieci anni si sia sentita la necessità di sensibilizzare l’opinione pubblica circa i danni dell’obesità dovrebbe far accapponare la pelle – le ricadute sulla salute, privata e pubblica che sia, sono salatissime: in Italia ci sono 5 milioni di obesi e mezzo milione di obesi gravi, con tutti i problemi sociosanitari che questo comporta. L’Italia sta diventando sempre più grassa, tanto che le liste di attesa per la chirurgia dell’obesità, che dovrebbe essere considerata l’ultima spiaggia, hanno raggiunto oramai l’anno e mezzo.
E allora che si fa? Si regolamentano le tette delle minorenni – ops, l’operazione di mastoplastica aggiuntiva (con obbligatoria revoca della patria podestà e maternità, mi auguro), e si lanciano anatemi (e addirittura decreti ministeriali) contro gli additivi (ma naturalmente non parliamo di quelli usati dalle industrie alimentari, no, quelli fanno bene), seguendo il tormentone di “Striscia la notizia” (che appunto va a curiosare nei piatti degli chef e non sugli scaffali dei supermercati, nei laboratori degli inserzionisti…) mentre il paniere degli italiani, a causa della crisi, si riempie di prodotti da forno confezionati di scarsa qualità (ricchi di grassi saturi), mentre si lascia marcire ciò che aveva contribuito a renderci la popolazione più longeva del bacino del Mediterraneo: frutta e verdura di stagione, cereali integrali e legumi, pesce, olio extravergine e vino.
Urge una campagna di sensibilizzazione un po’ aggressiva, come si usa nell’Europa del Nord, patrocinata dai ministeri dell’Agricoltura, della Salute e dell’Istruzione, che magari lasci da parte le inquadrature a tutto campo di sorrisi famosi che ti suggeriscono di fare il bravo bambino e di mangiare la pappa buona, preferendo invece una bella zoomata sull’apparato scheletrico di un bimbo di 12 anni che pesa oltre 85 kg, che magari abbia già subito un intervento chirurgico per asportare i calcoli alla cistifellea, che dovrà lottare tutta la vita per mantenere un peso forma salubre, in quanto le cellule adipose sono quelle con la memoria più tenace (possono moltiplicare il loro volume per migliaia di volte, e basta che questo accada una volta perché tentino con tutte le loro forze, e per la durata di tutta la nostra vita, di farci tornare ad una insalubre morbidezza).
In Europa si ragiona da tempo circa una specifica tassazione che colpisca il junk food, e addirittura la Lettonia lo blocca direttamente alle frontiere.
Ci riflettiamo seriamente anche noi? Un bambino grasso non è un simpatico pacioccone ma un bimbo infelice che diventerà un adulto malato.
Anna Maria
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Infatti, in classe con me alle elementari c’era solo Francesco: morbido ed incredibilmente goloso. E le medesime ginocchia sbucciate! Ora, quando si va in piscina, si resta sconcertati. Bimbi e bimbe, ragazzi e ragazze e tutti che si fiondano su pizzette, patatine, gelati confezionati, succhi di frutta e bibite gasate. Offrire al proprio figlio una mela, un panino con la marmellata ed un po’ d’acqua sembra essere diventato un reato….
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Hai ragione. Io sono una dietista e di obesi ne ho visti molti. Innanzitutto c’è da dire che purtroppo gli interventi di chirurgia bariatrica sono diventati all’ordine del giorno anche per scarsa informazione. Spesso mi ritrovo in consulenza persone che hanno fatto un bendaggio gastrico o un bypass intestinale e sono riusciti a perdere peso solo nel post operatorio, ma dopo hanno ricominciato a mangiare più o meno come prima ottenendo il solo risultato di squilibrarsi. Non si sa che un intervento bariatrico, soprattutto quelli che ti riducono l’assorbimento delle sostanze, è una costrizione a vita ad evitare alcuni alimenti, quelli ricchi di grassi ad esempio, e non una soluzione miracolosa che permette di mangiare quello che si vuole, perdendo peso. Altro punto a sfavore è che circolano ormai troppe diete: la Zona, la Scarsdale, la Gift, la Metabolica. Tutte mettono una tale confusione in testa che orientarsi diventa difficile e allontanarsi da stili di vita corretti diventa mooooolto più semplice. Prendiamo la Zona ad esempio: si basa sul mantenere l’insulina entro un certo limite basandosi su alimenti a basso indice glicemico, con l’errore però di non dire che non è il singolo alimento che conta, ma il pasto in totale. Posso mangiare del pane (che ha un alto indice glicemico) se a questo associo delle verdure (con un indice glicemico basso).
E poi vogliamo parlare dei prodotti light? Ok, non hanno zucchero o hanno meno grassi, ma comunque qualcosa che li renda appetitosi ugualmente deve starci, che siano aromi o (nel caso di molti senza zucchero) un pò di grasso in più.
Quindi, gente occhio, che se Ancel Keys ha decretato la dieta mediterranea come la migliore al mondo un motivo ci deve essere. -
Grazie mille Paola per il tuo intervento! Anche oggi ho imparato una cosa nuova. Ero venuta a conoscenza dell’aumento della chirurgia bariatrica ma questi livelli non li sospettavo e sono davvero preoccupanti. Sui prodotti light sfondi una porta aperta: ho dovuto insegnare ai miei figli a leggere e rileggere le etichette dei vari prodotti che si trovano in commercio, soprattutto dei light. A parità di quantità è meglio il parmigiano reggiano ad una anonima crema spalmabile che sa di…..anonima crema spalmabile.E fortunatamente hanno smesso di acquistarli. E la dipendenza che creano i grassi contenuti nei prodotti confezionati? W la dieta mediterranea!
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Altro che operazioni di chirurgia plastica… io inizierei eliminando le merendine che i bambini mangiano troppo spesso. Quando le mie figlie erano più piccole preparavo loro per merenda al ritorno da scuola una cosiddetta “bomba di vitamine”. Già solo la parola “bomba” a loro piaceva un sacco… poi alla fine era un frullato di frutta e latte. Per carità non voglio fare di tutta l’erba un fascio, purtroppo anch’io ho qualche chilo in più. Comunque se qualcuno ha voglia di dare un’occhiata, tempo fâ avevo scritto anch’io un post che trattava questo problema ed avevo proposto una colazione sana come si usa molto in Svizzera. Se vi interessa: http://coloreincucina.blogspot.com/2010/02/birchermuesli-una-sana-colazione.html
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..da piccolo (negli anni ’80) le merendine confezionate andavano tantissimo.
Crackers, tortine, crostatine.. Ovviamente le mangiavo anche io, e di gusto, ma ho sempre preferito le merende “di una volta”.. quelle fatte con pane e salame o pane e cioccolata, pane e marmellata..
Poi comunque ho fatto parte anche io della fascia di bambini sovrappeso per un po di anni.
Pur prediligendo cose fatte in casa, mi abbuffavo di tutte quelle cose confezionate di cui sopra. Ma non era colpa mia. Ero vittima della pubblicità.
Insomma come avrei potuto resistere ai fonzies o alla coca cola o ai tegolini o ai sofficini alle caramelle così buone alla cioccolata, anzi cacao, in barretta, alle pizzette, ai milioni di tipi di patatine..Credo anche io che la dieta mediterranea sia la migliore in assoluto.
Credo anche che trovare un giusto equilibrio alimentare, cioè mangiare solo quando si ha fame e non eccedere mai in nulla, sia la cosa migliore da fare.
Per quanto riguarda i casi gravi di obesità, purtroppo, penso che la chirurgia sia inevitabile.Non sono così informato ma ad un certo punto, la sola dieta non può essere sufficiente per “regredire”.
Annamaria dice una cosa giustissima, non esiste una forte campagna sostenuta dai vari ministeri e la sanità non aiuta le persone con questo tipo di problematiche gravi.Ci vorrebbe una forte sensibilizzazione.
p.s. settimana prossima partirò per N.Y. non nascondo una certa paura.
Potrei tornare ed assomigliare ad un personaggio dei quadri di Botero anche io!!
HELP ME. -
Mi scuso per il ritardo, avrei voluto commentare da un po’. In verità questi giorni sono frenetici per lo scrivente. Tralascerò ogni “cronaca enoica” per esprimere il mio pensiero su il pezzo di Anna Maria Pellegrino. Letto così sembra un bilancio ‘al negativo’ delle cose più nefaste cagionate dal grasso in eccesso. Inizio con una premessa leziosa o forse semplicemente scontata: ogni persona può e deve decidere relativamente alla propria salute, quando mangiare [e soprattutto come]. Già, perché tutte queste demonizzazioni sul cibo spazzatura, i condimenti in eccesso e via… discorrendo stanno assumendo le connotazioni di vera e propria paranoia sociale! S’innesca inoltre una conseguenza ovvia ma non così scontata: più si pontifica [e scrive] del vitto negativo, più si alimenta la brama di mangiare in modo scorretto. Questo avviene per emulazione o strafare in modus alternativo. La “vera virosi” potrebbe essere di natura ideologica, ergo, una consacrazione al salutismo ad ogni costo. Detto con franchezza (non me ne voglia la simpatica autrice) si tracciano più artifici retorici che vere e proprie linee guida. Quel che è assodato è la mancanza di una cultura alla buona alimentazione sin dall’età scolare, va da sé. Credevo fossimo andati ben oltre la fase delle statistiche, degli istogrammi (o delle torte, per restare a tema) che documentano gli effetti devastanti della ciccia. Sono convinto che usare cifre ed esempi drammatici non sia propedeutico. Del resto, se una persona non è istintivamente convinta che il tenore della propria esistenza è offerto dalla pappa sana non c’è sermone che tenga. Mi chiedo un’altra cosa e poi tolgo il disturbo: la prevenzione ha un costo sociale, senza dubbio inferiore alle terapie. E le campagne al fulmicotone (in qualche caso logorroiche) attraverso media et similia contro il grasso sono a costo zero?
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Ad un giornalista che gli chiese il motivo della longevità Churcill rispose:”No sports, just whisky and cigars” (Niente sport solo whisky e sigari). Anche mio nonno Ferdinando iniziò a fumare ad 8 anni, fumando almeno due pacchetti di senza filtro al giorno, e morì ad 82, dopo essersi risposato ad 80. Veronesi (80 anni) è vegetariano da molto tempo mentre Levi Montalcini (100 anni) no. I miei pensieri in questa rubrica non sono quelli della rompiballe al quadrato ma di una donna, madre di famiglia, che tra l’altro ha lavorato per molti anni nel mondo della sanità (conti economici, bilanci, indice di rotazione e vai con le entrate ed uscite) e che vede attorno a sè il mondo cambiare, e peggiorare, troppo velocemente. E non è questo quello che vorrei lasciare ai miei figli in quanto il mondo nel quale sto vivendo ora è figlio degli anni ’70, della chimica ad ogni costo, dell’edonismo come etica, dello spreco, del consumismo fino a sè stesso. E’ comoda una merendina? Si. E’ buona? Certo! Fa bene? Non direi. E non è necessario scomodare maghi della comunicazione per parlare in maniera semplice e sensata di questo: altrimenti le nostre mamme e le nostre nonne sarebbero tutte Amministratore Delegato di Agenzie pubblicitarie. Anche fino a 30 anni fa a nessuno sarebbe venuto in mente di consigliare a donne sane un esame senologico strumentale completo dopo i 45 anni. Di solito si moriva prima. Ed è da quando l’italiano ha abbandonato la dieta mediterranea che sono aumentate le malattie cardiovascolari oltre ai casi di cancro al colon ed al retto. E questo non è terrorismo: sono statistiche dell’IEO, semplicemente. Come dice giustamente Veronesi: “noi diamo delle linee guida poi la gente è libera di fare quello che ritiene opportuno fare”. Appunto. E se la regione Veneto ha deciso di sostituire i distributori di merendine nelle scuole con analoghi distributori di frutta, verdura e succhi non addizionati di zucchero forse ha semplicemente preso atto, leggendo il bilancio, che la voce “costi per malattie legate al sovrappeso infantile” stava diventato piuttosto importante, ed ha agito con una campagna di prevenzione semplice, immediata e magari anche efficace.
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Così emergono discorsi su… discorsi senza raggiungere alcuna conclusione efficace. Intanto non mi hanno mai convinto i discorsi persuasivi sia istituzionali sia di strada, sorry… E in ogni caso, non si tratta di convergere su una posizione necessariamente condivisa. Se il campo del confronto è l’abbattimento dei costi e della spesa sanitaria che si attui una politica meno deferente verso strutture private, convenzionate e accreditate, altro che bruscolini. E’troppo facile convergere sempre da una parte sola. Una volta i fattori di rischio, un’altra il fumo, poi la ciccia. Che palle. Inoltre sempre questa teorizzazione, statistiche… dati e… ancora dati. Nessuna certezza matematica ma una somma di chiacchiere.
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Del resto se devi iniziare ad analizzare la redditività di una qualsiasi attività è con i numeri che si parte. Numeri non taroccati perchè dall’antipatico dare/avere non si scappa ed appunto i conti devono tornare: crisi finanziaria e poi economica ancora in atto docet. E non è colpa dei numeri se in Italia il 30% della popolazione infantile è in grave sovrappeso. Emanuele racconta la “visione” di una “mandria” che occupava l’intero marciapiede e mette il dito nella piaga: se la cultura del cibo e la relativa sensibilità alla salute (singola e poi collettiva) non parte dalla famiglia, stiamo davvero freschi. Causa effetto di immediata comprensione ed una somma di chiacchiere, come dice Stefano, se non si impara da ciò e si interviene in modo intelligente. In trent’anni di abbandono di uno stile di vita che tutto il mondo scientifico promuoveva ci siamo ritrovati con milioni di italiani palesemente malati. E questi sono numeri che dovranno affrontare i bilanci delle regioni, deputate a sostenere i costi della sanità pubblica.
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