Tanto CibVs QuantoBasta
Di mamma ce n’è una sola. Per fortuna…
Quando avevo 13 anni, il mio prof di Italiano diede un compito in classe: “Parlami del ruolo della donna nella società moderna, partendo dai mezzi di comunicazione e dalla pubblicità” (da poco avevano visto la luce Rai 3 e Canale 5). Scrissi una fiaba, “Biancaneve, Cenerentola e l’S.P.S., Sindacato Principesse Stufate”: l’angelo del focolare ha avuto la possibilità di uscire dal suo castello incantato, ma il resto del regno non se n’è accorto e continua a trattarla come una cara ragazza che si occupa di ricamare le tovaglie per il salone delle feste e di curare le rose nel giardino all’italiana. Donna solo se moglie e madre di famiglia. In sintesi.
A distanza di oltre trent’anni mi sono soffermata nuovamente su questo tema e su come viene vista la “donna” – anzi, la donna per eccellenza: la “mamma” – dai pubblicitari italiani, e quindi dal pubblico.
Le mamme sono sempre mediamente belle, ma non di una bellezza “preoccupante”, eccessiva. Sorridenti, pazienti e materne, appunto, sono mamme anche con l’idraulico che vorrebbe entrare in casa con un tubo pieno di schifezze (per situazioni analoghe io ho un fantastico mattarello di oltre 60 cm di lunghezza… che soddisfazione…).
Le mamme sono tutte prolifiche: in una nazione il cui tasso di natalità è al 219° posto su 222 fra i paesi del mondo, attorno alla tavola ci sono sempre un paio di bambini, a volte addirittura tre: tutti molto carini, con una faccia un po’ birichina, ma si vede, signora mia, proprio bravi ragazzi. Devono esserci sussidi alla famiglia, asili nido ed orari flessibili incredibili, nel mondo della pubblicità!
Ma le mamme, soprattutto, non mangiano. Avete notato? Ma certo! Nella pubblicità le mamme non mangiano mai perché cucinano!
O perlomeno, non lo fanno secondo quello che normalmente si intende per cucinare: passano in forno agglomerati di carne impanata simil-cotoletta, o spadellano tranci geometrici di pesce che dell’originario aspetto ittico conservano solo il biancore delle carni; aprono una srie di buste contenitori scatolotte barattoli; e siccome sono delle brave mamme, gli ortaggi vengono offerti alla prole sorridente e festante scongelando delle buste di verdura parzialmente cotte. L’ultima volta che chiesi a mia figlia se voleva della verdura mi rispose: “Piselli? No grazie, li ho già mangiati l’anno scorso!”. Oppure offrono merendine golose, suggeriscono succhi di frutta ristoratori, propongono bicchieri di latte sotto forma di barrette sommerse di ogni possibile variante di cioccolata mou glassa ricopertura pralinatura, agglomerati di coloranti addensanti sapidatori…
E comunque, “cucinare” in senso proprio, quasi mai: le mamme della pubblicità sono come un autogrill: somministrano cibi e bevande, preferibilmente preconfezionati.
Un po’ triste, direi. A distanza di trent’anni dal mio tema, se non è zuppa è pan bagnato, cambia solo l’immagine femminile delle réclame: da mamme sorridenti cotonate e con la gonna in taffetà si passa a mamme ugualmente sorridenti ma con un taglio di capelli più sbarazzino e un look trendy – ma non troppo “fashion victim”. Cambia la forma ma non la sostanza: nel castello incantato in versione residence il salone delle feste diventa una cucina da migliaia di euro che viene accarezzata e pulita ma raramente usata. Un’icona di se stessa, statica e rassicurante. Che non si agiti troppo, signora mia, per carità.
Anna Maria
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Classificazione (meglio, interpretazione) gioviale 🙂 del ruolo della mamma. Sarebbe meglio definirlo una mission… Nell’iconografia collettiva ‘mamma’ è simbolo di abnegazione e autentica guida. In linea di max le convinzioni “sempreverdi” sono destinate ad evaporare! Tuttavia, essere madre in questi anni movimentati è possibile! Capacità di innovarsi serbando l’animo virtuoso, e investendo nel cibo interesse, passione, amore… bla bla bla
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Mantenere una certa “innocenza” nello svolgere il proprio compito è possibile: usufruire delle moderne tecnologie, che allegeriscono le fatiche quotidiane, senza distogliere lo sguardo da un recente passato che chiedeva si impegno ma meno performance.
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Credo che questo pezzo scritto con onestà e correttezza comunicativa da amp meritasse quantomeno una discussione rilassata senza evocere l’ennesimo casus belli internettiano… la gente capisce poco o nulla, e talvolta preferisce inserire commenti lecca-lecca nei blog fighetti 🙂
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