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BLOGVS | November 22, 2024

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13 Comments

Il CibVso della domenica

Emanuele Bonati

Missing: il soffritto

Ricordate?L’ultima volta si parlava di vivande naufragate nel mare dell’oblio gastronomico. Ecco un esempio eclatante di cosa vuol dire giubilare una tecnica culinaria, anzi, un rito solenne al quale tutti abbiamo assistito: il soffritto!

Usi e costumi culinari volatilizzati? Forse il primo e più evidente è proprio il soffritto – perciò necesse est muovere alla sua difesa!

Fino a ieri, il soffritto era indispensabile per una buone mole di preparazioni – negli ultimi tempi… è scomparso. Più che l’ausilio di un cuciniere servirebbe un grande detective per comprendere le ragioni della sua latitanza.

Questo è in pratica un urlo straziante in memoria del più famoso dei fondi, purtroppo quasi snobbato dalla cucina attuale.

Sembra incredibile: un palato ben allenato soffre quando un piatto difetta del profumato trito. Per quale motivo allora eliminarlo da ricette e avventure mangerecce? Forse per indolenza, poca voglia di realizzarlo, o per stolta convinzione che non sia così rilevante nella struttura di una pietanza?

In verità, la ghiotta sequenza di ortaggi-tagliati-soffritti serve eccome, in cucina. Aglio, cipolla, sedano e la carota: è vero, non sono un quartetto da hit parade, né attori di soap opera in grado di alzare lo share – tuttavia fanno sì che leccornie e manicaretti possano portare a testa alta i loro ridondanti titoli.

Si inizia dalla carota, col suo colore giallo-arancio la più insolente – e, in successione, il resto delle verdure. Come è bello osservare un chichibio moderno con il suo enorme trinciante affettare i sapori essenziali sul piano di legno…

E la rosolatura, con olio o burro spumeggiante, che diffonde nell’aere umori e rumori…

Anatema – dunque – per quanti perfidamente ostracizzano il battuto dalla cucina. Noi golosi continueremo a considerarlo “essenziale”, ad amarlo perdutamente, desiderando di sentire il suo profumo solleticarci il naso ancora per molto tempo…

Soffritto come, quando… perché!

Delicato punto di partenza per salse semplici e composte, per sughi, intingoli e fondi per carne, pesce, legumi e verdure. Pur essendo una preparazione rudimentale è soggetta a grossolane interpretazioni, errori di procedimento, e non poche bruciature causate dal fuoco troppo elevato.

Ci sono soffritti “solitari” e famiglie allargate. Solo aglio, solo cipolla, solo carota e… via discorrendo. Il non plus ultra è una comunità di ortaggi pronti al trito e all’uso.

Tritare le verdure iniziando dalla carota, la verdura più impegnativa da affettare.

Evitare di rosolare le verdure (specie aglio e cipolla) a fuoco alto. Si rischia infatti di dover gettare via tutto: una sfortuna all’ennesima potenza.

Per evitare di rovinare le verdure servono fuoco mite, mestolo continuo e, se c’è, un po’ di brodo oppure acqua. Versare però poco liquido e solo a rosolatura avvenuta, consumando a fiamma bassa.

Si può conservare il soffritto in frigo? Certo che sì – ma è opportuno sapere che in frigo “inonderà” del suo profumo intenso le altre pietanze e ingredienti presenti; inoltre, ha dei limiti di durata. È preferibile realizzarlo sul momento, in fin dei conti prepararlo è molto divertente.

Le verdure possono essere tritate nel mixer, oppure usando la mezzaluna in alternativa al coltello? Questa è una domanda alla quale c’è solo una sola risposta e tutta al negativo – tuttavia sui metodi e sui gusti…

Comments

  1. ER SUGO

    Un bon sughetto, amabili sposette,
    nun è ‘na cosa che se fa d’acchitto,
    però si date retta ar sottoscritto
    farete onore a tutte le ricette.

    Qualunque odore o spezia ce se mette,
    in padella, ar tigame, lento o fitto,
    pe’ prima cosa s’ha da fa’ er soffritto
    ch’è d’aio o de cipolla, a pezzi, a fette.

    Co’ l’ojo, er buro o qualunqu’antro grasso,
    (e ‘n’infocata de peperoncino)
    se fa soffrigge sempre a foco basso.

    Ammalappena che diventa d’oro
    se mette er vino, svaporato er vino,
    se butta giù conserva e pomidoro.

  2. Eh sì,ti devo ridar ragione:il vero soffritto,quello con i due prim’attori cipolla ed aglio,sta scomparendo; non dalle mie parti però,e non nella cucina del mio ristorante del camping: qui impera sovrano,con grand’abbondanza di questa antica coppia reale.Il perché di tutto questo?Non saprei,ma cerco di fornirti la mia spiegazione:quella di voler favorire, da un lato i molti dietologi che considerano il soffritto pesante e calorico,dall’altro il segmemto di clientela femminile che mal lo sopporta(cipolla ma,specialmente,l’aglio):due errori capitali,perché si tralascia una delle preparazioni più antiche e che vivacizzano qualunque pietanza.Si vive in un mondo che pensa molto alla momentanea convenienza,compresa la cucina.Ciao Dr.Otremam

  3. Sicuramente è stato eliminato da zuppe, creme e minestre legate. Pasta e fagioli, zuppa di verdure e minestreni vari – prima di bollire in marmitta avevan “in dote” il soffritto. Ah, ho nostalgia della cucina artusiana…

  4. @ pardon: minestroni signfica qualcosa *minestreni* no 🙂

  5. Io amo molto aromatizzare l’olio extravergine di oliva! Infatti, ritengo che per alcune preparazioni, sia la soluzione migliore (per esempio, per evitare che aglio e cipolla possano essere decisamente coprenti). Mentre, per altre, li ritengo indispensabili, come anche la carota e il sedano, che con la cipolla sono perfetti per un ragù di carne..

  6. siè vero i più non lo menzionano, ma lo trovo indispensabile che sugo sarebbe senza soffritto? e poi non ci vuole tutto questo tempo per preparare simile sapidità buon inizio di settimana

  7. L’altro giorno ho letto un lungo pistolotto circa il fatto che il soffritto non è più “cool” nella cucina del terzo millennio. Saranno cool i brodi brodi in brick, ho pensato, mentre coccolavo delicatamente, come giustamente indichi tu, nel tegame di rame un profumatissimo soffritto per un ragù di chianina risultato poi altrettanto strepitoso :-). Buon settimana.

  8. Eccomi, da un “canton” all’altro di CibVs 🙂
    Non voglio demonizzare chi escogita nuove soluzioni culinarie. Soprattutto se servono a risparmiare risorse, energia, soldini, ma… 🙂
    Il dramma è: stendere una lapide tombale e far finta che cucinare in modo tradizionale sia uso per nostalgici, cavernicolo culinari. Qualcuno le chiama “cattive abitudini culinarie” ma è chiaro che intrigano ancora molto.

  9. Il soffritto sta alla cucina come la grammatica sta alla letteratura. In questo sono talebana.

  10. Brava – ben detto!

  11. Che dire: evviva l’integralismo culinario 🙂

  12. Anche in queste lande, stefano, il soffritto continua a svolgere la sua parte. Nella versione con sola cipolla e (a volte) aglio, principalmente. Oppure con aglio solamente nelle preparazioni tradizionali come carciofi o chiodini. Forse la differenza sta solo nel non marcarlo eccessivamente, prolungando la cottura o la fiamma, come si faceva forse di più una volta.
    Ecco, magari per trasmettere al piatto l’aroma di aglio a volte tendiamo a usare un olio aromatizzato, portandolo a circa 70 gradi e lasciando in infusione le teste d’aglio. Cucina per i tempi che cambiano, per gente da scrivania e non da vanga. Ma ancora non vedo, nonostante le pur intriganti proposte di cucina innovativa che elimininano e sublimano un po’ tutto l’immaginabile, gli spazi per far scomparire dalla nostre tavole gli effluvi aromatici del soffritto! Ciao!

  13. Un plebiscito prosoffritto, direi – e come negare la sua importanza? Cucinare è tante cose, ma è anche il piacere – fisico, tattile, olfattivo – di manipolare gli ingredienti, disfarli e ricomporli in qualcosa di nuovo, aiutarli a liberare valenze inaspettate anche grazie a procedimenti come la cottura, la soffrittura (che è poi un procedimento chimico, direi… alla faccia dei ‘no’ alla chimica), e simili…
    Dopo di che, ben vengano le innovazioni, le sperimentazioni, le destrutturazioni – sono “altro”, e possono benissimo convivere con il resto – e forse, a ben vedere, sempre da lì partono, dal buon vecchio soffritto…
    Sul perché di questa ‘demonizzazione’. o comunque di questo pregiudizio negativo, penso che una parte ce la possa avere quella specie di fenomeno diciamo mediatico cui sono soggetti, a intervalli più o meno regolari, ingredienti procedure preparazioni e così via – la dieta mediterranea no, invece poi sì, il burro? orrore, no va bene, niente vino, un po’ di vino fa bene, aglio sì no mah, l’olio d’oliva sì ma vergine, extravergine no, solo extravergine spremuto fra due dita, e… e così via, essenzialmente partendo da buone intenzioni (mettersi in posizione critica per capire come funzionano le cose) ma trascendendo poi, anche solo per pubblicare ricerche, avere riscontro sulla grande stampa, e così via… (è più o meno lo stesso percorso di Striscia la notizia nella sua battaglia contro la chimica in cucina: alla domanda ‘va bene?’ non si è cercata una risposta ma si è partiti in battaglia, con domande improbabili e altrettanto improbabili paladini, come il pizzaiolo napoletano, che parlava in napoletano dicendo cose che ormai i napoletani dicono solo nei cartoni animati, ‘a pizza, ‘o core, ‘a mamma, napule, o sole mio…)

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