Christian in New York
Sono passati una decina di giorni dal mio rientro da New York, dove sono stato una settimana, e mi sembra sia passata una vita. Vorrei raccontarvi qualcosa di questa straordinaria esperienza.
Non mi dilungherò nella descrizione del viaggio, ovviamente bellissimo – anche perché ogni volta che mi sposto e vedo posti nuovi, sembro un bambino di 3 anni che si meraviglia di ogni cosa. Mi limiterò a raccontare le mie impressioni – e soprattutto le mie esperienze culinarie…
La primissima sensazione che si ha quando si arriva a New York e si cammina per le strade è un grande senso di libertà, di ampio respiro, di poter andare ovunque, di poter fare tutto.
Una cosa che ho notato quasi subito: otto persone su 10 sono grasse, anche i bambini. Dico proprio grasse, non leggermente sovrappeso; e la cosa fa un po’ impressione, devo dire.
Un’altra cosa che mi ha impressionato è la quantità di locali, ristoranti, chioschi che somministrano cibo, di negozi di food e di attrezzi da cucina. Qui in Italia, quando io cerco un determinato attrezzo per preparare la tal cosa, impazzisco per trovare in Milano un posto che lo venda. A New York no. Ci sono posti, come Bowery Kitchen Supply al Chelsea Market, dove trovi tutto. E quando dico tutto, dico tutto. Entrato al Chelsea Market, mi sembrava di essere in paradiso: per i negozi di prelibatezze, per quelli di utensili e accessori, per i locali… Già il posto di per sé merita di essere visto: è una ex fabbrica della Nabisco, oggetto di un meraviglioso recupero architettonico.
Non avendo molto tempo a disposizione per avventurarmi e scovare -di mio- nuovi posti dove consumare i pasti, mi sono affidato alla Lonely Planet, a mio avviso, la guida più affidabile per soddisfare ogni aspettativa, non solo gastronomica quindi. La prima cosa che si faceva la sera, prima di andare a dormire, era organizzare i giri del giorno seguente in base ai ristoranti in zona, tra una visitina ad un museo e un pranzo per recuperare le energie spese.
Anzitutto, va segnalato che ci sono centinaia di catene di somministrazione di cibo – da quella specializzata nei burritos, alla famosa catena che vende i doughnuts, le ciambelle di Homer Simpson, la catena del vegetariano, la catena degli smoothies e via discorrendo… I locali che ho visto sono stupendi – e dove ho mangiato, ho mangiato davvero bene!
Insomma si ha la sensazione che ci sia una certa cultura legata al cibo, visti i negozi specializzati e la quantità esagerata di libri legati al food che si trovano nelle librerie.
Poi non si spiega quando cucinino a casa, visto che i ristoranti sono sempre pieni!
Christian
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Aaaaaaaah che invidia. E se tornassimo lì per aprire un CIBVS Restaurant??? Grande Christian. Domanda… la dimensione sarà dovuta ad un’assidua frequenza dei ristoranti o ad una dieta basata su carne e grassi??? Impressioni? Locali Vegani ce n’erano molti e frequentatissimi vero?
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Magari. C’è spazio per tutti a New York. Basta essere mossi da passione ed il successo è assicurato, o quasi..
Le dimensioni potrebbero essere causate da carne, grassi e zuccheri. Le porzioni, come le dimensioni, sono molto abbondanti.
Ho sentito dire, non so se sia vero o meno, che le loro carni sono molto succulente perchè sono “dopate” (estrogeni o altro, non so , non è mia materia).. Che sia questa la causa scatenante?
I locali vegetariani-vegani sono molti, esistono delle catene verie e proprie.
Esistono i grassi e dalla parte opposta i patiti della linea dai fisici scolpiti.
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