Orti-giardini, energie rinnovabili, contadini-blogger, orto 2.0…
Se a qualcuno fosse sfuggito, HO VINTO una cassetta con kili e kili di verdure messa in palio da Agrycult ecc – leggete pure qua.
Ma chi è cos’è Agrycult? Un gruppo di persone che vive e lavora “nel primo villaggio agricolo della rete”, che – continuando a citare – “respira aria pura, incontaminata”, “gode delle cose belle e buone della terra” – e che soprattutto vuole condividerle con me (e magari anche con voi…) attuando “un rivoluzionario modello di distribuzione e consumo dei migliori prodotti dei contadini italiani” – quindi cassette di prodotti coltivati lì, incassettati, venduti in rete e spediti in ogni dove.
Tutto parte da pochi semplici elementi.
Un nonno, ad esempio – nonno Marino, 85 anni.
Un orto che per lui è come un giardino – e come dargli torto? Ricordo ancora l’orto dei miei nonni, giardino di delizie…
Un orto-giardino-parco che si chiama Parco dei Buoi, perché i buoi non ci sono ma ci sono gli orti gli olivi le pecore – in Molise, l’antico Sannio, che si allunga fra le montagne e il mare.
Il desiderio di coltivare l’orto-giardino, e di continuare a farlo in modo economicamente dignitoso, evitando di trasformarlo (come ormai spesso accade) in un giardino di pale eoliche, o un orto dove si coltivano pannelli fotovoltaici (belli bellissimi, o meglio utili utilissimi – ma non di più né di meno, e soprattutto non a discapito, dei contadini, dei loro orti, delle loro vite).
E allora? Allora loro coltivano il loro orto, per dimostrare che la produzione di energia dal vento o dal sole non sono l’unica coltivazione, l’unica possibilità, l’unico modo per impiegare queste terre. E noi? Noi possiamo abbonarci all’orto (3kg x 10 settimane = 120 € = 4€/kg; 5 x 10 = 180€ = 3,60€/kg; 7 x 10 = 230€ = 3,30€/kg…) – e da poco anche alle ricotte (ricordate le pecore?) – che arrivano in 24 ore (è vero!, la famosa cassetta-regalo…), fresche e belle (è vero!!, vedi sopra, e vedi la foto…), sono buone (e anche questo è vero!!!! – esperienza direttissima…).
Emanuele Bonati
Comments