Mi rendo conto che la foto non è proprio il massimo… ma quando si torna a casa dal lavoro e si trova pronta in tavola una cosa del genere, non si ha il tempo di pensare alla qualità delle foto – si pensa solo a mangiare…
Questo non è proprio uno gnocco fritto – ma lo chiamerò gnocco fritto u.v.a., dove u.v.a. non sta ad indicare i raggi ultravioletti bensì proprio l’
uva – quella americana per la precisione, ed è stato preparato dalla mia mamma Andreina – proprio quella che giusto un anno fa ha preparato la “pinza onta” di cui ho parlato
qui su BlogVs.
Mamma Andreina ha preso un bel grappolo di uva americana (o uva fragola), lo ha messo in un tegame di coccio e pigiato – con le mani e non coi piedi – facendone uscire il succo. Ha lasciato riposare per 48 ore, nell’arco delle quali il ‘blob’ si è messo simpaticamente a “bollire”, creando il mosto.
Passati questi 2 giorni ha pigiato ancora un po’ per far uscire dell’altro succo e poi ha filtrato il tutto, quindi ha impastato il mosto con della farina e un po’ di sale e ha lasciato riposare un paio d’ore questa massa, coprendola con un canovaccio.
Ha poi steso l’impasto, e l’ha tagliato in quadretti che poi ha fritto nell’olio bollente.
Questi fagottini sono stati mangiati… anzi,
divorati con dell’ottimo fiocchetto di maiale e del Parmigiano Reggiano 30 mesi acquistati nell’azienda agricola casearia
Montecoppe di Collecchio, che ho visitato martedì scorso (di questo parlerò magari in un altro articolo).
Sì, lo so, il Parmigiano è stato cubettato e non sfogliato. Non me ne vogliano i puristi ma non sono ancora riuscito ad “educare” nel modo corretto i miei genitori, quasi 80enni, che di mangiare delle foglioline sottili, non ne vogliono proprio sapere.
Christian Sarti
p.s. nel bicchiere c’è un vinello gentile creato dal mio babbo Bruno utilizzando sempre la stessa uva – per la serie… non si butta via niente.
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