Golosaria 2011: un assaggio di tutto
Non mi piacciono queste manifestazioni – tipo Golosaria dico: un sacco di banchetti, roba da mangiare assaggiare degustare delibare un po’ dappertutto, produttori suadenti che cercano appunto di suaderti con bocconcini prelibati…
Cos’è che non mi piace? Che magari non riesco ad assaggiare tutto, che per prendere una cucchiainata di burro mi sfugga il frammento di piadina con la spalla cotta, che per bere la grappa non assaggi il panettone biologico e quello per celiaci, che la crema al peperoncino si confonda con l’acciuga al verde, che il biscottino alle mandorle si mescoli al grissino alle olive al guanciale di pancetta di gallina di cinta patanegra irsuta del… Ecco.
L’ideale sarebbe un Golosario – io – seduto in plotrona, presso il quale si recano i vari espositori con una campionatura dei loro esposti, magari corredati da foto segnaletiche analisi organolettiche schede storico-culturali e così via, di modo che io possa comodamente assaggiare da un lato e avere materiali pronti per eventuali pos… Ah… veramente il Golosario sarebbe Paolo Massobrio? E siamo a Golosaria perché la manifestazione ruota intorno al Golosario, di cui si presenta l’edizione 2012, con tutti gli annessi e connessi (Guida critica golosa, Adesso, applicazioni iPhone iPad…)? …capisco – e mi adeguo. Uffa.
E comunque – cento produttori, cento vini, showcooking, conferenze, premiazioni, presentazioni. Assaggi e acquisti di prodotti ottimi – potrei fare dei lunghi elenchi di cosa mi è piaciuto, dal Brachetto d’Acqui docg in cui mi sono imbattuto all’ingresso (e deco provare il risotto pesche Brachetto…) al sorbetto di cioccolato di Vittoria del Gelato Giusto, un vecchio amore che fa sempre piacere ritrovare, dall’ippocrasso di Parco Verde (Potenza) ai prodotti di Pantelleria portati in continente da Kazzen, dagli zuccherini spiritosi Zen Flambé di Mazzetti d’Altavilla (e vi assicuro che quello al Pepe Rosa era proprio forte – in tutti i sensi) ai gelato “strani” dell’Albero dei Gelati, ai mandorlati del Torronificio Scaldaferro di Dolo, allo zafferano di Silvia Rosa, al Cheese Bar de La Baita del Formaggio (prossima apertura a Milano in via Foppa), alla tartare e alla testina di vitello appena scottata con salsa verde del Ristorante Macelleria Motta di Bellinzago Lombardo (avevano lì il loro bell’animale macellato ai primi di settembre che veniva pian piano tartareizzato…), a una marea di altre cose… L’idea di una rassegna di eccellenze, selezionate dal Paolo Golosario Massobrio, è sempre, come dimostra l’affluenza di pubblico, una buona idea.
Il ristorante offriva alcuni piatti della tradizione lombarda – ho assaggiato il “Profumo di Pollo Milanino: il risotto”, un ottimo risotto giallo con un velo di aromi, in cui si sentiva l’ottimo brodo di questo pollo di razza Milanino, recuperata di recente, e “Viaggio all’origine delle paste ripiene: Mantova e i suoi tortelli”, un piatto con tortelli amari di Castel Goffredo, tortelli di zucca e tortelli della Possenta alle ciliegie, ottimi. Tutto al punto giusto di cottura, servito con attenzione e gentilezza dai ragazzi dietro il bancone – e altrettanta gentilezza e cordialità l’ho riscontrata nei camerieri che si aggiravano fra i tavoli, sorridenti e cortesi, che si informavano del gradimento dei piatti e ne erano felici – sono quelle piccole cose che ti rendono gradevole anche un piatto (peraltro ottimo) consumato all’impiedi, come in questa occasione.
Insomma, queste manifestazioni mi piacciono, mi divertono, mi fanno scoprire sempre qualcosa di nuovo – a proposito, abbiamo re-incontrato qui, dopo Taste of Milano, Doggy Bag: devo proprio parlarvene un po’ più a lungo.
Perché non mi è piaciuta Golosaria? Perché non so se sono riuscito ad assaggiare tutto – né a comprare tutto – e perché alla fine, frastornato e molto molto mangiato, mi sono dimenticato di comprare il Golosario… Non riesco a tornarci: Paolo Golosario Massobrio, mandamene una a casa per favore, con dei campioni e assaggi dei prodotti che ci sono dentro. Nell’attesa, mi consolerò guardando un po’ delle foto che il nostro Bruno ha messo su flickr.com.
Emanuele Bonati
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