Libera Pizza in libero stato…
Mi piace. OK, non l’ho ancora assaggiata, ma mi piace moltissimo. E mi piacerà anche dopo che l’avrò mangiata. Sto parlando di Libera, “la pizza della legalità”, realizzata per conto dell’Associazione Pizzaiuoli Napoletani in occasione dell’ottava edizione delle Giornate Gastronomiche Sorrentine e con il patrocinio di Libera Terra Campania e del suo presidente don Tonino Palmese.
La realizzazione è dovuta, oltre che a questo desiderio diffuso e condiviso di legalità, di libertà anche attraverso segnali come questo, all’arte di tre pizzaiuoli – grandi pizzaiuoli anche per questo: in ordine rigorosamente alfabetico:
Enzo Coccia, della Pizzeria La Notizia di Via Michelangelo Caravaggio
Gino Sorbillo, Accademia della Pizza di Via Tribunali, 32
Antonio Starita, Pizzeria Starita di Via Materdei
I tre pizzaiuoli hanno messo assieme ricotta di bufala, ciccioli, pecorino, basilico, e una mozzarella di bufala che si fregia del marchio “Libera Terra”, prodotta, dall’ottobre scorso, nelle terre, negli stabilimenti e nei caseifici confiscati ai Casalesi e gestiti dalla cooperativa “Le Terre di don Peppe Diana”, dal nome del prete anticamorra ucciso 15 anni fa a Casal di Principe.
Sarà possibile degustare la pizza Libera dal 2 dicembre: al momento la si trova esclusivamente presso le pizzerie di Coccia, Sorbillo e Starita. Con la speranza che si diffonda su tutto il terriorio nazionale.
Ordinare “Libera” nelle tre pizzerie napoletane, sarà un’occasione per gustare un’inedita pizza d’autore, ma anche un gesto concreto nella lotta alla criminalità organizzata. Per ogni pizza della legalità, verrà, infatti, accantonato un euro destinato all’Associazione di don Ciotti, “Libera contro le mafie”.
Emanuele Bonati
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