Le melizze di Luciana Littizzetto
“La ricetta che vorrei dare oggi è quella delle melizze, delle melanzane pizze. Vado a illustrarla.
Dunque: si prende una melanzana, si taglia a fette di un centimetro l’una. Poi si prende una padella, si mette un dito d’acqua, anche due, e si fa bollire. Quando l’acqua comincia a sobbollire ci metti dentro queste fette di melanzana, poi le giri da una parte e dall’altra. Ma non per molto. Non devono essere mollissime se no si spetasciano. Quando sono morbide, le levi, le coli, le metti ad asciugare su uno scottex. Tutto questo puoi farlo anche con l’olio, ma viene più pesante. Poi fai scaldare il forno, prendi la teglia, un filo d’olio sul fondo, metti le fette di melanzana e le condisci come se fosse una pizza. Quindi ci metti un po’ di mozzarella, un po’ di pomodoro, origano, olive se vuoi, un po’ d’olio, sale e metti in forno. Sono pronte le melizze. Poi la parmigiana è più o meno quella roba lì, ma questa ricetta è più semplice perché fai le rondelle ed è pronto. Finiscono subito, è anche questa la loro prerogativa, purtroppo. Perché sono buone e o bambini le mangiano in un secondo.
è molto difficile cucinare per i bambini. Perché loro sono abituati a mangiare sempre le stesse cose. E sono noiosissime. E quindi in tutti gli esperimenti che fai devi mettere in conto anche le reazioni negative. Perché poi loro non osano dirti che fa schifo, invece dicono ‘Mmm, buono, però basta, grazie!’ E spostano il piatto lontano. E tu magari ci hai messo sei anni a fare ‘sta roba e ti sei lambiccata il cervello. Sono come i cani, mangiano sempre le stesse cose.Invece a me piace assaggiare cose nuove. Tipo la marmellata di angurie e zenzero e poi rovesciarla nel water perché è disgustosa.”
in Luciana Littizzetto e Franca Valeri, L’educazione delle fanciulle, Einaudi
Un dialogo fra due signorine perbene, due donne che non potrebbero essere più distanti ma nemmeno più vicine, Minchia Sabbri e la Signora Cecioni in un dialogo che parla di nioi.
Emanuele Bonati
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