Berlucchi 50: un libro da bere?
Presentazione allo Sheraton Diana a Milano del volume dedicato ai 50 anni del Berlucchi.
Ecco, no – forse potrei cercare di dirlo un po’ meglio… Allora:
Nella splendida ed elegante cornice del giardino d’inverno dello Sheraton Diana Majestic a Milano si è tenuta nei giorni scorsi la presentazione a un ristretto numero di invitati, selezionati fra i più rappresentativi dell’alta società culinaria della città, del volume dedicato dalla casa editrice Electa al cinquantesimo compleanno di quella che è ormai diventata un’icona del bere bene italiano: Berlucchi, la nota azienda produttrice di…
Uhm. No: diciamo che sono stato alla presentazione di questo volume, allo Sheraton Diana eccetera. E raccontiamo un po’ com’è andata.
Bene, a tratti molto bene, a tratti meno bene.
Il volume, curato da Decio G.R. Carugati: molto bello, tratteggia la storia di cinquant’anni di Berlucchi, e di Franciacorta, e di Franco Ziliani, il creatore catalizzatore di tutto quanto, intrecciandola assieme a cinquant’anni d’Italia (e del mondo), delineate per decadi attraverso le bottiglie, le immagini, le icone, e i testi – di Carugati, e Ziliani, e di Gabriele Archetti, Massimo Tedeschi, Enzo Vizzari (che ha chiosato gli anni Sessanta), Giusi Ferrè (anni Settanta), Fiammetta Fadda (anni Ottanta), Carlo Petrini (anni Novanta), Marco Sabellico (anni Duemila) e Daniele Cernilli. Con un filo conduttore, anzi, due, uno costituito da Berlucchi, e da Franco Ziliani (a proposito, ottant’anni: quale miglior pubblicità per le sue bottiglie?), l’altro, invece, impersonato dalle parole di Francesco Arrigoni, che scandiscono i tempi e i modi del volume, come hanno scandito tempi e modi di Berlucchi nel corso degli anni – fino all’anno scorso, quando se ne è andato. E il suo ricordo, sorridente, e doloroso, e grato, ha percorso tutta la serata.
Serata condotta dalla brava Fiammetta Fadda, che ha ben dipanato il filo dei ricordi che scorreva fra Ziliani e Carugati e il pubblico.
La serata prevedeva anche la partecipazione di Gianfranco Vissani ai fornelli. Questa è stata la parte più “debole”: Vissani, uomo simpatico e addirittura debordante nella sua simpatia (e anche competenza e passione, naturalmente), era come spesso accade incontenibile, divagava anche un po’ fuori dai binari, battibeccando un poco con la Fadda, senza che lei riuscisse a recuperare le redini della situazione.
Vissani ha cucinato, anzi, rivisitato cinque piatti rappresentativi dei cinque decenni cui era stato dedicato il volume (anche se mi sembra che la povera Fadda, cercando di infilarsi nei monologhi vissaniani, abbia attribuito agli anni Sessanta due o tre dei cinque piatti proposti): cocktail di scampi, risotto alle fragole, tagliolini al salmone (diventati fettuccine al salmone con yogurt ghiacciate al kirsch), anatra all’arancia, zuppa inglese. Rivisitazioni interessanti, anche se a volte mi hanno lasciato un’impressione di “troppo” – troppa costruzione, troppa elucubrazione; mi è piaciuto il risotto con zabaione al Berlucchi e fondente di fragole, molto il cocktail di scampi con tartufi neri e bastoncini di sedano al tabasco, come l’anatra croissé con patate viola e fegato grasso al cocco, zafferano e menta – sì, ho rubato un assaggio di scampi e di anatra dal piatto preparato e lasciato incustodito sul palco…
La spiegazione dei piatti è stata inframmezzata da divagazioni che poco c’entravano con la serata (da come si fa lo zabaione, che entrava nella preparazione del risotto, all’uso dell’alloro), e con tentativi di dialogo con il pubblico che – purtroppo per Vissani – con certo (questo) pubblico milanese non attaccano mai…
Ma, senza nulla togliere alla bellezza del volume, alla simpatia e preparazione di Vissani, alla grazia e cultura di Fadda, avevano sicuramente un appeal particolare i calici di Berlucchi che hanno accompagnato i piatti al termine della presentazione.
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