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BLOGVS | November 25, 2024

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Dabao Bag – le scoperte epocali

Emanuele Bonati

Bene bene bene – abbiamo scoperto la doggy bag. Quella simpatica usanza di farsi preparare un pacchettino, al ristorante, con gli avanzi del proprio pranzo o cena.

Non l’abbiamo scoperto noi che scriviamo. No, dico “abbiamo scoperto” noi opinione pubblica – segnatamente, noi lettori del Corriere. Si chiama dabao, non doggy bag; ed è cinese. Almeno così recita la pagina firmata sabato 6 luglio sul «Corriere della Sera» appunto – sezione “Tempi liberi” – da Marco Del Corona.

Dabao, da “preparare” e bao “pacchetto”. Dopo la polvere da sparo, dopo il riso e gli spaghetti, un’altra usanza che pensavamo occidentale e invece ci viene dall’Oriente.

A dire il vero, ci era sempre stata presentata come un’usanza tutta anglosassone, anzi americana statunitense – sempre con il corredo di osservazioni sulla bontà, l’ecosostenibilità, la riduzione degli sprechi, e così via. Non che l’articolo attribuisca una precisa paternità all’usanza, o prevalenze cronologiche, o evidenzi peraltro particolari differenze fra doggy bag e dabao – basterebbe cambiare nel testo gli indicatori geografici, e potrebbe essere tranquillamente un articolo su un’usanza abissina, venezuelana, o, se vogliamo ricadere nei luoghi comuni, scozzese o genovese.

E allora?

Niente, un piccolo retrogusto amarognolo. Noi di BlogVs, e i nostri lettori, conoscevamo già da tempo la Doggy Bag, la versione italiana della dabao bag: da alcuni articoli scritti in occasione della sua presentazione, in particolare a Taste of Milano 2011. Si tratta di un’iniziativa imprenditoriale che – non lo nascondiamo – ci piace molto (a me in particolare, che mi immedesimo nel doggy destinatario della bag: non avendo io un cane…). Ne abbiamo parlato conquistati dalla bontà dell’idea, dalla simpatia anche di Elisabetta – non che questo voglia dire che allora tutti devono conoscerla e andare in giro con la loro Doggy, ma forse un articolista digitando doggy bag in Italia su Google avrebbe potuto evitare di chiudere l’articolo con “Usanza esportabile (con il vino, in Italia, qualcuno già lo fa).” Usanza già esportata, che sta avendo un certo successo, e speriamo lo aumenti: a parte per l’idea imprenditoriale, proprio per i suoi risvolti etici, anti-spreco, e quindi in ultima istanza economici…

Emanuele Bonati

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