BlogVs amuse-bouche: 6 cose da fare, rifare, o far fare agli amici, a Parigi
BlogVs anzi Blogùs, in nome di un’affinità con la Francia. Perché a Parigi BlogVs va ogni tanto, sotto diverse ma affidabili spoglie, stavolta le mie. Ora, io che amo i bocconcini, ho portato 6 spunti per ingolosire chi ci torna dopo di me. E anche se non tutto ciò di cui scrivo si mangia, prendeteli come 6 piccoli amuse-bouche.
1. Bocconcino franco-libanese: Le Zyriab sul tetto dell’Institut du Monde Arabe. A pianoterra, le guardie e le luci praticamente spente. Ma il ristorante trionfa all’ultimo piano, in una scatola trasparente da cui si gode di una delle più meravigliose vedute del cielo (dei tetti, delle nuvole mutevoli, delle luci) di Parigi. In menu, i classici mediorientali. Molto consigliabile la prenotazione, anche se è delizioso farsi trovare lì sul momento un posto libero dal maître.
2. Bocconcino d’arte per palati fini: il Musée Nissim de Camondo. Intitolato al figlio del conte di Camondo caduto nella Grande Guerra, il museo è l’abitazione di famiglia, un hôtel particulier arredato con mobili e suppellettili del ‘700 e comodità dell’800 come le cucine con le straordinarie batterie di pentole, i passavivande, i carrelli per i grandi banchetti. Somiglia, per fascino di vita vissuta, più alla casa Necchi-Campiglio che al Poldi-Pezzoli di Milano. Ha qualcosa di struggente.
3. Bocconcino chocolatier-design: Sadaharu Aoki. Al di là dei croissants o degli éclairs reinterpretati nel ripieno, provate a resistere alle scatole multigusto dei cioccolatini maquillage – laccati dei più bei colori, simili a ombretti o acquerelli – o ai chocorons. Lasciatevi porgere i vostri acquisti con entrambe le mani dalla commessa giapponese se vi fate servire in Bd Port Royal.
4. Bocconcino pensieroso/contemplativo: uno spuntino al bistrot/café del Musée Rodin. Oltre alla bellezza delle collezioni e degli spazi stessi – interni, esterni – questo museo ha il grande vanto di autofinanziarsi in toto e di investire in continue migliorie. Diventa quindi un piacere nel piacere pranzare con un gelato (alla violetta) ai tavolini in giardino o con una generosa fetta di quiche guarnita di insalatina. Prezzi sensati, pulizia istantanea, pace, uccellini che beccano le briciole.
5. Bocconcino con acquolina sublimata: Le dessert de gaufrettes, di Lubin Baugin, sec XVII, al Louvre. Perché uno può anche guardare i quadri con occhio foodie, assaporando la bellezza come se ne sentisse il gusto. Tanto più che il dipinto in questione di trova a pochi passi dalla Gioconda, praticamente coperta da una folla imbarazzante, isterica, impegnata a farsi i selfie.
6. Bocconcino di corsa: il Parc Monceau è nell’8° arrondissement, alquanto disertato dal turismo di massa. Zona di magnifici palazzi borghesi, abitati da famiglie coi papà bellissimi le mamme bionde i bambini paffutelli, pullula di runner che, da soli o in gruppo, si allenano nei vialetti. Lì il chiosco non offre junk food, ma invoglia al bello e al buono con frutta fresca da mordere e centrifugati. C’è il wi-fi gratuito. Ah, e le fontanelle funzionano col rubinetto. L’acqua scende davvero.
Daniela Ferrando
Foto di Daniela Ferrando, tranne: ph Zyriab dayuse; ph Aoki br1dotcom; ph Parc Monceau Moctar Kane
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