L’Expo orizzontale. Della #biodiversità
C’è un’Expo con una skyline di padiglioni, di edifici, scale e passaggi spettacolari. E c’è un’Expo in orizzontale, verde – quella macchia verde che nella planimetria si chiama Parco del Biologico e della Biodiversità ed è frutto di una partnership con Bologna Fiere. Proprio lì.
Lì si potrà vedere realizzata una sfida condivisa su cibo, cucina, diritti alla terra che preserva, come un prezioso valore, la diversità dell’ambiente, dei saperi, delle culture e delle cucine.
Lì ha preso un impegno, testimoniato da Livia Pomodoro, il Milan center for food law and policy, organismo nato per dare un quadro giuridico esemplare alla lotta contro lo spreco e all’educazione alimentare. Milano ha tutti i requisiti per configurarsi come la capitale del diritto al cibo e del cibo garantito. Perché il cibo è un diritto.
Lì trova applicazione pratica l’ideale ambientalista di Legambiente: la salvaguardia della nostra straordinaria varietà ambientale (flora, fauna, paesaggio …) e culturale, contro abusi, ecomafie, uso indiscriminato delle risorse, inquinamento, discriminazione e ingiustizie culturali.
Lì, insieme a Berberè, ha preso casa Alce Nero, marchio di oltre mille agricoltori e apicoltori biologici, impegnati, dagli anni ’70, in Italia e nel mondo, nel produrre da materie prime eccezionali cibi buoni, sani, semplici. Come la light pizza prodotta artigianalmente con pasta madre viva e farine biologiche macinate a pietra, e formule pranzo a base di cereali, legumi e verdure.
Siamo curiosi: quello di Alce Nero / Berberè è un progetto totale sia di ristorazione sostenibile sia di esperienze formative con le mani in pasta. Lo hanno affidato agli chef Simone Salvini – testimone in prima linea della cucina vegetariana – e Matteo Aloe. Lì prenderemo posto.
Daniela Ferrando