Il terreno pretesto del torrone
Questa narrazione vi è offerta a 4 mani (o si deve dire due?) da Daniela in corsivo e da Lorenza in tondo. Poi parliamo, ma prima segnatevi la data doppia della #festadeltorrone:
24/25 ottobre partendo da EXPO, l’Anteprima
21/29 novembre a Cremona, la Festa vera e propria.
Si parte per conoscere tutti i segreti del torrone e della Sperlari, e si scopre una città splendida, Cremona. L’opportunità, golosa in tutti i sensi, si è presentata in occasione della conferenza stampa per la presentazione della Festa del Torrone, ma in realtà abbiamo, o almeno ho, scoperto Cremona. Provincia (purtroppo, o per fortuna?) al di fuori delle rotte tradizionali, ci fa ricordare come sia bella l’Italia e i tesori che custodisce.
Troppo poco il tempo e tanta l’intensità della bellezza. Già solo quella concentrata tra Cattedrale e Battistero!
Cremona è ricordata da tutti soprattutto per le famose tre T – Touròon, Touràss e Tetàss – anzi quattro perché è stato aggiunto anche Tugnaz, il grande Tognazzi, ma in realtà ha una storia antica e molto ricca fin dai tempi dei Romani, soprattutto grazie al porto fluviale sulla rotta tra Aquileia e Genova. Ed è al suo porto – da dove passavano numerosi i carichi di legname – che si deve la sua profonda conoscenza del legno e la conseguente nascita della liuteria.
E le grandi famiglie artigiane come Stradivari, Guarneri, Amati. E gli idoli delle folle e le follie collettive per gli strumenti, con le loro straordinarie vicissitudini. E gli artigiani di oggi, l’attività formativa e concertistica. E il museo del violino, da visitare.
Ma a Cremona ci siamo andati per il torrone e per visitare la Sperlari. Secondo la tradizione il torrone (si dice che il nome nasca dalla somiglianza con il Torrazzo) è stato creato come dolce per il matrimonio tra Francesco Sforza e Bianca Maria Visconti avvenuto il 25 ottobre del 1441 e per rievocarlo, proprio il 25 ottobre, ad Expo sfileranno ben 150 figuranti, alle 10.30, lungo il Decumano.
Questo il motivo per cui la nona edizione quest’anno si sdoppia. Non solo i classici 9 giorni dal 21 al 29 novembre, ma anche il 24 e 25 ottobre per le strade di Cremona sarà possibile scoprire e assaggiare una selezione dei migliori produttori di torrone artigianale e ad Expo per far conoscere questa chicca della tradizione italiana a tutti i visitatori.
Se il programma della #festadeltorrone fosse un torrone, sarebbe in scaglie golose e minutissime. Comprende 250 eventi. Vedete un po’ voi.
“Caramelle non ne voglio più”, cantava Mina – altro grande personaggio della storia cremonese – noi invece ne avremmo volute di più (vero Daniela?) durante la visita alla Sperlari.
Vero. Anche come Madeleines, diciamo, per stimolare la memoria vintage di cofanetti a forma di piccoli forzieri, Caroselli in tv con Gianrico Tedeschi, visite domenicali, “nepuoiprenderesolouna” e via caramellando.
Una fabbrica che profuma di antiche tradizioni, non solo dolciarie, ma anche di conduzione: nonostante sia passata a colossi stranieri (il Sperlari) quando cammini tra i suoi macchinari e vedi le persone che ci lavorano, ti sembra tutto a misura d’uomo.
Parlare coi manager interni e fare un tour col direttore degli stabilimenti, uomo d’azienda dall’eccezionale memoria storica, è stato la conferma delle impressioni descritte sopra. Orgoglioso di una soluzione tecnica da lui ideata anni prima come dell’estrema meccanizzazione e informatizzazione del magazzino che serve tutti i clienti Sperlari nel mondo e può ovviamente tracciare ogni pezzo prodotto e spedito in qualsiasi momento. (sembrava di trovarsi nello sconfinato magazzino della scena finale de “I predatori dell’arca perduta”) Che bell’incontro.
In realtà tutta la linea di produzione è modernissima e ben organizzata: un unico grande tapis roulant – lungo più di 30 m per permettere all’impasto di raffreddarsi – trasporta il torrone da quando cade bollente tra due rulli fino al suo confezionamento.
Io mi sono incantata davanti alla massa dell’impasto, candida come marmo e calda, profumata, modellabile, che scende dall’alto e subito sparisce in un enorme imbuto per ricomparire già fredda come un’enorme lamina, un continuum di torrone, già racchiuso tra due fogli di ostia, via verso il taglio.
Anni fa un ingegnere studiò diverse lame intercambiabili per tagliare il torrone nelle diverse misure senza dover modificare la linea di produzione.
Sembrano i tasti di un pianoforte – e i torroni lungo il nastro trasportatore sfrecciano come macchinine in pista. Forse l’effetto madeleine ha funzionato troppo e sono tornata troppo bambina?
Tutti i prodotti, una volta impacchettati e inscatolati, vengono smistati nel suddetto magazzino alto quattro piani, ed eccoli sugli scaffali dei negozi e sulle tavole dei golosi.
Ecco, all’uscita avremmo voluto acquistare torroni, caramelle, mostarde … ma non è stato possibile. Ricordiamoci di tornare di mercoledì, quando lo spaccio è aperto.
Lo spaccio chiuso in una giornata di visite, l’unico appunto. Che però ispira una riflessione generale sulle parti più nettamente autoreferenziali di un’azienda carica di storia e così radicata nell’immaginario e nella memoria nazionale: create un museo aziendale. Raccogliete le vostre confezioni e tutte le pubblicità storiche, compresi gli spot televisivi degli anni del boom. Ritroveremo– e compreremo anche, in un certo senso, tutto questo – nel gusto dei vostri prodotti.
Lorenza Pliteri, Daniela Ferrando
ph Ufficio stampa Festa del Torrone, sito Sperlari, iPhone delle autrici
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