Taste Firenze: perché ci andrò anche quest’anno
Se appena appena posso, cerco di andare a Taste Firenze – quest’anno siamo all’undicesima edizione, organizzata da Pitti Immagine alla Leopolda, dal 12 al 14 marzo – nonostante non riceva mai una mezza riga di comunicato stampa o che. Forse la mia presenza è troppo discreta.
E perché vado?
Perché c’è sempre qualcosa di nuovo e interessante nelle file degli espositori – molti sono lì da anni e anni, e li ritrovo magari anche a Milano nei vari eventi da Golosaria a Milano Golosa a Identità e così via.
Perché posso rivedere amici e conoscenti che difficilmente vedrei altrimenti.
Perché c’è il Taste Ring, “L’arena cultural-gastronomica, il luogo dei dibattiti e delle idee in cui i protagonisti del mondo del cibo si sfidano sui temi più curiosi legati alla tavola contemporanea, al cibo e al gusto, interpretando l’attualità e anticipando le tendenze future; in più, un ricco programma di eventi – mostre, presentazioni di libri, gare di cucina – organizzati da Pitti Immagine e dagli espositori, che accendono i riflettori sui protagonisti del mondo del gusto.” Ovvero, in parole povere, si parlerà – col “Gastronauta” Davide Paolini – di olio, di birra, di panini, della (bella) rivista “Dispensa”, di cui è uscito un nuovo numero. E di libri, che è sempre una bella cosa: di quelli di Fede e Tinto, e di altri, più antichi, che saranno battuti domenica a un’asta di beneficenza pro-Airc.
Perché, oltre a parlare di olio, c’è una bella rappresentanza di produttori di olio.
Perché c’è un percorso “eccentrico” che va dalla Faldacchea (vado a scoprire cos’è, anche) alla canapa, dalla Composta Bellini al Dolcemela, un balsamico di mela appunto.
Perché, se si parla di panini, magari non si parlerà di hamburger, per una volta.
Perché il programma del Fuori di Taste è affollato zeppo di eventi e di tutto un po’.
Perché Firenze è sempre un bel posto dove passare un paio di giorni, anche se chiusi in una (ex-)stazione.
Perché no?
Emanuele Bonati
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