Lo Strecciolo di Robbiate. E altre meraviglie per la Brianza settembrina
Sostengono i miei più cari amici di Monza, un po’ sogghignando, che ovunque tu viaggi trovi già lì un brianzolo. Ma io invece sono qui per proporvi il contrario: scopriamola noi, la Brianza. A settembre (e non solo a settembre) è meravigliosa.
Locus amoenus a mezz’ora d’auto da Milano, la Brianza è stata, storicamente, la villeggiatura delle grandi famiglie. L’ideale è dedicarle un’intera giornata e nutrire anche lo spirito, invece che arrivare dritti dritti a tavola. Perché questo territorio offre anche parecchio cibo per la mente.
Potreste per esempio:
– visitare una delle tante ville patrizie, quasi tutte riconvertite al business congressual-nuziale e aggregate in una rete tematica, www.villago.it
– curiosare a Osnago nel mondo parallelo di Alberto Casiraghy, poeta, tipografo e creatore delle Edizioni PulcinoElefante, uniche al mondo, stampate a mano in tirature limitatissime, abbellite da illustrazioni tratte da cliché d’arte.
– attraversare l’Adda – andata e ritorno – sul traghetto leonardesco di Imbersago con l’ausilio dei muscoli di Ingrid Anghileri, traghettatrice, e della corrente fluviale. Oppure sostare al maneggio con ippoterapia e merende di Monsereno a poca distanza.
Poi, quando vi sarà venuta fame, (potreste) presentarvi (meglio su prenotazione) all’Osteria dello Strecciolo di Robbiate, che riapre dopo le ferie ai primi di settembre. Dal 2008 è casa dello chef Stefano Riva, chef quarantenne che ha inalato e maneggiato cucina stellata sotto la guida di Gualtiero Marchesi, di Pierino Penati, di Enzo Santini, di Heinz Beck.
“Strecciolo” in dialetto locale un po’ addomesticato significa la “strettoia”, il punto in cui la strada si restringe. Che è la fotografia del luogo in cui il locale si trova in centro al paese. Stretta la via, ampie le sale, accoglienti per un totale di una sessantina di coperti.
E sì, si chiama proprio Osteria, senza H davanti e senza pretestuosi o pretenziosi autoriferimenti. Così quando vi accorgete che livello dei piatti (giocosi, gustosi, colorati) e del servizio (curato dalla moglie di Stefano, Stefania) sono ben oltre il concetto di osteria, siete più appagati e più contenti.
La mia sosta allo Strecciolo mi ha fatto imparare diverse cose. Che le polpettine chiamate a Milano “mondeghili” qui sono i Mondeghini, serviti in piccoli cartocci. Che la vicina Montevecchia è rinomata, oltre che per la produzione casearia, anche per i raccolti di salvia e rosmarino. Che simili bontà entrano, per esempio, nel risottino al rosmarino e caprino dello chef. Questo qui della foto.
Che in Brianza si mangia più riso che pasta, in effetti (e piace molto il coniglio). Che il baccalà mantecato è un sempreverde in carta, guarnito con polenta croccante – d’altronde il commercio del merluzzo in Brianza è storicamente documentato.
Che, oltre a numerosi piatti vegetariani, c’è anche un menu vegano. Che il rapporto qualità-prezzo pende a favore della qualità.
Infatti, riassumendo:
– menu pranzo lun-ven 13,50 € (include calice di vino, acqua, caffè)
– menu vegano 38 €
– menu degustazione 42 € (a persona, per tutto il tavolo)
– menu à la carte con antipasti sui 12-15 €, primi 14 €, secondi 21-14 €, dolci in media 7 €
Osteria dello Strecciolo
Via Indipendenza 2
Robbiate (LC)
Tel 039 928 1052
info@osteriadellostrecciolo.it
www.osteriadellostrecciolo.it
NB: chiuso domenica sera e lunedì tutto il giorno.
PS non avrei visto questi luoghi, tutti insieme, senza Loredana Fumagalli, Marialuisa Sironi e il Consorzio Brianza che nutre (che nutre il corpo, lo spirito e lo spirito d’impresa).
[ph iPhone di Daniela, Loredana Fumagalli, siti web villago e Osteria dello Strecciolo]
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