Donne dell’Olio. Un’Associazione che fa della varietà virtù
A macchia d’olio. È così che dovrebbe diffondersi la cultura dell’olio, prodotto meraviglioso che nutre corpi e menti. E che è soft power, come le Donne dell’Olio dimostrano con la loro associazione.
Come si sta a vent’anni? Con idee, molte idee per la testa e per le mani. E in trasformazione. Vent’anni (poco più) è l’età dell’Associazione Nazionale Donne dell’Olio che, nata del 2000 in Veneto sulle colline del Garda DOP, ora è Associazione di Promozione Sociale (APS) con sede legale a Milano.
Cioè diventa più grande e strutturata, ma agile e super partes ora come allora. E portatrice del talento delle donne – imprenditrici, produttrici, docenti, assaggiatrici, comunicatrici, giornaliste, agronome, oleologhe, ricercatrici, cuoche. Facendo della loro varietà virtù, sono donne accomunate dall’amore per l’olio.
Un amore – diciamo per understatement – appassionato. E soprattutto un amore per la conoscenza. “Ma la conoscenza vale solo se è fattiva” – precisa Gabriella Stansfield, Presidente dell’Associazione e a sua volta produttrice in Toscana – “ecco perché ci spendiamo in iniziative che aggregano persone e promuovono il fare, come corsi, lezioni, concorsi a tema oleario e alleanze con altre associazioni e una rete virtuosa tra le socie stesse. E molto altro”.
Già. Nella mission delle Donne dell’Olio non ci sono solo la cultura e la conoscenza del settore o operazioni come EXTRACUOCA, concorso che valorizza chef professioniste sia italiane che straniere e gli oli extravergine campioni nazionali, prodotti eccellenti da ogni regione d’Italia, in alleanza con un cncorso storico come l’Ercole Olivario. L’Associazione è orgogliosa di EXTRACUOCA, che non ha riempito uno spazio lasciato vuoto. Lo ha letteralmente creato. Appuntamento con l’edizione 2023.
Ci sono, nella mission, anche altri obiettivi di ampia portata come la difesa dell’ambiente e la promozione di pratiche sostenibili nell’agricoltura e nella produzione alimentare, la tutela e la salvaguardia del paesaggio olivicolo e del patrimonio varietale contro l’abbandono degli oliveti e l’appiattimento produttivo, l’appoggio a progetti di ricerca, l’incoraggiamento agli studi STEM – cioè i percorsi a carattere tecnico-scientifico – per le ragazze.
Tutti obiettivi e azioni che richiedono volontà, sinergie, sensibilità, mezzi materiali e – guai se non ci fosse – immaginazione. Che è la capacità di vedere quello che ancora non c’è.
È qui che entra in gioco il soft power.
Che forma di potere è il soft power? Non è il potere impositivo. Non è il potere politico. Non è il potere ufficializzato da un ruolo. Non è il potere della sola apparenza. Non è il potere maschile o femminile tout-court.
È piuttosto l’abilità di cooptare anziché costringere, di creare spazi, di dare forma alle idee tramite l’esempio e l’attrazione, di trasmettere valori mettendo a punto buone pratiche, di essere seri rimanendo a volte leggeri, di esercitare l’intelligenza provocando anche quella altrui, di risultare autorevoli senza essere autoritari.
È anche “quell’abilità di essere concilianti e costruttive attraverso momenti difficili e in contesti inquieti” chiosa Stansfield.
Ed ecco che quello stesso potere può funzionare a macchia d’olio. A partire da uno spunto, per ambire a una grande condivisione dappertutto e non solo nel nostro paese così particolare per il record di cultivar olivicole e la diversità di oli prodotti, di cui anche questo sito è specchio, e il paesaggio olivetato unico al mondo.
Affascinante che l’olio, prodotto meraviglioso che nutre corpi e menti, sia un veicolo così potente. Volete associarvi? Le Donne dell’Olio vi aspettano a braccia aperte. Venite!
Daniela Ferrando