6 tipologie di animali al ristorante
Tipo 1: I Precursori. La notizia risale a qualche decennio fa. Menu: spaghetti al dente con polpette di carne (no comment please sull’Italian sounding del piatto, sulla sua più o meno esistenza sulle nostre tavole e così via), con accompagnamento di fisarmonica e mandolino, sul retro del Tony’s Restaurant, la pizzeria di Tony e Joe. Siamo in una cittadina del New England, e i due commensali sono Lilli e Biagio. Si tratta di una delle più belle sequenze del film Lilli e il Vagabondo, che sfocia in un bacio ritenuto ancora oggi fra i più romantici della storia del cinema.
Tipo 2: “Povero Pierugo”. La notizia è di qualche anno fa. Il ragionier Fantozzi invita a cena in un ristorante giapponese la signorina Silvani, che si presenta all’appuntamento con l’adorato cagnolino (pechinese) Pierugo, il quale, affidato a una cameriera perché gli venga dato da mangiare, viene invece dato da mangiare, arrostito, alla coppia (clandestina).
Tipo 3: “Dottore lei è un cane” “Miao”. La notizia è di qualche mese fa. Il primo Cat Cafè nasce nel 1988 a Tokyo, città in cui peraltro gli animali spesso non possono essere tenuti negli appartamenti; da allora nella capitale nipponica ne sono sorti una quarantina, e in questi ultimi mesi si sono moltiplicati anche in Europa: il Cafe Neko a Vienna, il PeePees Katzencafé a Berlino, Le café des chats di Parigi, il Lady Dinah’s Cat Emporium a Londra, aperti sull’onda dei benefici attribuiti alla Pet Therapy.
Tipo 4: “Aggiungi un posto a tavola”. La notizia è di due o tre mesi fa: i nostri amici a quattro zampe possono entrare liberamente in bar ristoranti locali pubblici. Possiamo accomodarci a tavola con Fido, confidando che il simpatico mastino napoletano non sbavi sul piatto altrui, allungare una mezza costata a Fuffy, gioviale alano, la cui coda si spera non inizi a sventagliare vorticosamente sul tavolo a fianco, far servire una bella sogliola à la meunière al nostro Pucci, gattino obeso affetto da meteorismo…
Tipo 5: “Vengo anch’io?” “No, tu no”. La notizia è di qualche settimana fa. Aperto nel quartiere di Grunewald a Berlino (ancora?) il primo bistrot interamente dedicato a cani e gatti, Pets Deli Food Shop. Visto che il suo cane non digeriva il cibo acquistato al supermercato, il proprietario, David Spanier, ha deciso di aprire un ristorante gourmet per quattro zampe, con ingredienti sani e garantiti (grazie alla nutrizionista animale Katharina Warkalla, store manager): carne di manzo, tacchino, canguro, broccoli, carote, fiocchi di cereali, riso, pasta, patate eccetera. I pasti, che possono essere composti a piacere, consumati in luogo in eleganti ciotole metalliche (nel frattempo, noi propriet… compagn… noi che paghiamo il conto ci possiamo bere un caffè), o portati a casa (finalmente la doggy bag torna alla sua funzione originaria, portare a casa la pappa per il cane!), costano dai 3€ ai 6€, una cupcake 4€; ci sono anche prodotti confezionati da acquistare, come l’olio di salmone (bottiglia da 250 cl a 9 €) che aiuta a rendere lucido il pelo, o cupcakes a 4€.
Evidente l’interesse da parte degli amici a quattro zampe. Le cronache peraltro riportano solo immagini e opinioni di avventori canini (“Bau! Bau bau babau!”): ci si chiede se esiste una sala apposita per non-canidi, o se viene tollerata una certa promiscuità, anche se va detto che notoriamente i felini sono più casalinghi e abitudinari, e probabilmente preferiscono che il pranzo sia consegnato loro direttamente a casa, in una “kitty-bag”.
Le reazioni umane vanno dall’entusiastico al sarcastico (“idea meravigliosa”, “simbolo di decadenza”, “in questa città si fa più per i canini che per i bambini”).
Tipo 6: “Siamo tutti torinesi”. La notizia è di qualche giorno fa. Sì, perché è a Torino che apriranno nelle prossime settimane due locali pet-oriented – anzi, cat-oriented. Non per niente il Museo Egizio del capoluogo piemontese è pieno di statue della dea Bastet, la dea-gatto.
Il primo: Neko Café – Cat Cafè (Neko in giapponese vuol dirte “gatto”, appunto), sede ancora in allestimento, un caffè “abitato” da gatti (presi dalla strada, curati e rifocillati), in cui gli ospiti a due zampe potranno bere un caffè, gustare svariati tipi di tè, mangiare torte fatte in casa, comprare prodotti bio dal circuito equo-solidale e chilometro zero, con un occhio particolare attenzione per i vegetariani e vegani, e poi studiare, leggere un libro in book sharing, parlare senza dover alzare la voce, usare il wifi gratuito, e rivolgerti a un apposito sportello per adozioni, segnalazioni di smarrimenti e maltrattamenti. Il tutto creato da una onlus animalista, Neko FFFF.
Il secondo: MiaGola Caffè, aprirà in via Amendola 6D. MiaGola «Con la “G” maiuscola – precisa Andrea Levine, la proprietaria – perché sarà un posto dove l’amore per i gatti si unirà a quello per le cose buone». Quindi, anche qui, caffè, qualità, personale tutto al femminile, wifi, e gatti a gestire il tutto a suon di fusa.
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Alcune domande sorgono spontanee.
Ce n’era veramente bisogno? Si tratta di un ulteriore segno di decadenza della civiltà occidentale, di una vittoria animalista, di un ritrovato consumistico radical-chic? O comunque di una simpatica “coccola” per gli amici quadrupedi, un riconoscimento e un premio per il reciproco legame affettivo?
Dobbiamo aspettarci il proliferare di localini gourmet per animali? Trattoria da Fido, Lassie Burger, Rex Bistrot, Snoopy Street Food? Gli Aristogatti Gourmet Cafè? Cocorito al Tropicana?
E voi – portereste il vostro “pet” a cena in un bistrot per animali? Ordinereste una kitty-bag take away per il micio di casa?
Emanuele Bonati
Immagini: Walt Disney Corp., Dinah’s Cat Cafè, Kristin Sorra www.kristinsorra.com, Pets Deli Food Shop: Sean Gallup, Getty Images
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