L’AntipatiCibVs: Mangiare alla Fiera degli Oh bej Oh bej
La Fiera degli Oh bej Oh bej, o di Sant’Ambrogio, si tiene a Milano – giorno più giorno meno – fra sant’Ambrogio e l’Immacolata. Col passare degli anni è diventato un gran mercatone, si è spostata dalle viuzze attorno alla basilica di Sant’Ambrogio (problemi di sicurezza, viuzze troppo strette, troppa gente…) al Castello.
Mercatone, abbiamo detto – bancarelle di tutto un po’ (peccato siano sparite quelle dei cosiddetti “alternativi”, che offrivano sempre qualcosa di diverso, anche se ormai si stavano omologando anche loro). Qualche genere alimentare – frutta secca, candita, torroni, funghi, prodotti regionali – resistono dal tempo che fu solo le bancarelle coi marroni di Cuneo infilati in lunghe collane.
E cosa si mangia? Ci sono gli ormai onnipresenti camioni kilometrici di panini con la salamella la porchetta (che ci tengono a precisare non è Peppa Pig ma Giuseppa la Maiala) e generi assortiti del genere. I camionicini delle caldarroste.
E poi ci sono i banchetti che vendono le frittelle (quelle che Sonia Peronaci ha battezzato Frittelle del Luna Park). Nel tempo si sono arricchiti di bomboloni vari, improbabili cannoloni alla crema e così via: un tocco d’esotismo è dato dai churros; ma il prodotto principe resta il frittellone fritto nell’olio (non so quanto rinnovato, lo dico per i neo-igienisti) e impiastrato di zucchero. Una delle delizie trashfood, degli alimenti più gratificanti e nutrizionalmente scorretti, una delle passioni della mia infanzia.
Inutile dire che quelle che sono in commercio oggi sono solo un pallido ricordo delle bontà di una volta: l’unica parvenza di sapore è lo zucchero, per il resto, gomma, pane, un po’ di tutto, tranne la “frittella-di-una-volta”…
E ovviamente la moda dell’anno: fritta, inzuccherata, cosparsa di Nutella, piegata in due e servita così… O tempora, o mores…
Emanuele Bonati
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