Spazio [Canavesedascoprire]
- Daniela Ferrando
- On 08/12/2014
- http://www.foodthings.com
Questo articolo in 7 hashtag è su Ivrea, Caluso, Torre Canavese, San Giorgio Canavese, Gauna di Alice Superiore. Su come vanno a riempire uno Spazio non sempre necessariamente bianco. Anzi.
Istruzioni per l’uso:
Leggete il tondo per un’agenda di spunti, ricordi e consigli testati personalmente. Andate al corsivo per le mie riflessioni su un progetto turistico originale.
#nataleallamoda
Al Castello di Torre Canavese, sede della Galleria d’arte Datrino, vernissage di UN NATALE ALLA MODA: dal 29/11 al 10/2/2015, tra quadri e arredi antichi, artigiani canavesani espongono e vendono le loro creazioni in una coesistenza armoniosa di saper fare di ieri e di oggi.
Trionfo dell’one-of-a-kind – l’irripetibile pezzo unico – che sia una borsa, una sporta, un abito, un headpiece stravagante. O fiori e bijoux, pantaloni sartoriali. O cioccolati, ceramiche da indossare, una moto concepita come una scultura mobile. O sciarpe di cashmere, gioielli.
Selezionare artefici e piccole imprese nati o attivi o trapiantati nella zona. Valorizzare i loro manufatti. Allestire le creazioni in un contesto evocativo come un castello (ben 50 ne possiede il Canavese). Raccontare l’unicità delle forme, delle materie naturali, delle culture, delle persone. Farle incontrare tra di loro.
#marendasinoira
Così la chiamano in Piemonte. E questo nome sa di inverno, di bruma e di freddi. La marenda (o merenda) sinoira è quel ristoro del tardo pomeriggio che si fa cena. Nell’enclave del Castello, ne abbiamo gustata una preparata da Viviana Olocco, patronne e chef della Trattoria Moderna Il Simposio. C’erano capunet; peperoni ripieni di crema di tonno; bocconcini di pane fatto in casa, lingua, patate viola; cupolette al topinambur su crumble di nocciole. Poi un risotto sfumato alla birra Rabèl mantecato con una toma molto speciale (leggere più sotto). Nei calici, Erbaluce di Caluso spumante doc delle Cantine Orsolani, fil-rouge enologico della due giorni canavesana.
Coinvolgere gli ospiti in un pasto destrutturato – che è cuore del cuore della tradizione, ma dalle mani di una chef del luogo – in una dimora privata: una bella combinazione di calore, chiacchiere, programmazione, spontaneità. Accompagnare gli ospiti “a casa” dopo cena. Come fossero amici personali.
#spaziobiancoivrea
A dirla in breve, SPAZIO[BIANCO] – Camere con Cultura, è un particolare bed & breakfast nel centro storico di Ivrea. Nasce dalla riconversione di una suite di uffici. Ha poche, curatissime, stanze a tema. A dirla meglio, è un mondo neutro che ne contiene altri, perché alle pareti bianche e nelle nicchie, nei corridoi e ovunque possibile, espone a rotazione arte e artisti e artigianato locale, per farli conoscere. Brunella Bovo, conduttrice e ideatrice di questo progetto con Domenico Tappero-Merlo, spiega come seleziona le mostre e di come le richieste di esporre allo SPAZIO[BIANCO] arrivino spesso spontanee. Racconta anche, orgogliosa, di come, anche per gli eporediesi, sia diventato il luogo per un week-end speciale, un tempo sospeso, una vigilia, un anniversario. E di come il passaparola – discreto, infallibile – porti nuovi ospiti.
Ospitare un progetto di tourist experience, aperto e dedicato non solo a chi viene da fuori, ma anche ai concittadini. È la neutralità di contenuto il fattore che rende attrattivo il luogo sia per chi lo scopre sia per chi ci ritorna. SPAZIO[BIANCO] cambia in continuazione, perché nella parentesi del suo nome si scrivono esperienze sempre diverse. È un concept di ospitalità personalizzata e una sorta di albergo diffuso, perché include altre camere, esterne alla struttura principale. E tutto questo vale tanto più quanto più connesso ad altre esperienze circostanti di mobilità, shopping, orari, enogastronomia, arte.
#ivrealabella
Per chi passeggia una domenica mattina d’autunno, sotto una pioggerellina precisina e ostinata, Ivrea si offre quasi deserta. Elegante. Bisbigliante, quasi silenziosa. Negozi storici dalle belle insegne si alternano a vetrine fashioniste (odio l’aggettivo, ma lo uso di proposito). Chiese severe. Bel lastricato, pulito. Dove sono andati tutti? A messa? In casa? Dentro i portoni di legno scolpiti. Dietro le finestre accostate. A colpo d’occhio capiamo dov’è il ristorante La Mugnaia (conosciuto Marco Rossi, lo chef, a un memorabile showcooking presso lo Sheraton Malpensa organizzato da Carlo Vischi).
#affinamento
Un incontro indimenticabile: Matteo Villa a Gauna di Alice Superiore. Nemmeno trentenne, fa l’affinatore di formaggi – tome delle malghe delle montagne. Per la prematura scomparsa del padre, Matteo ha ereditato il mestiere ex-abrupto e l’ha portato a livelli eccezionali con responsabilità e amore. Ne ha fatto un progetto solidale che, senza compromessi, senza leziosità, dà da vivere a tante famiglie. Ci ha portato nella sua cantina (“c’è chi lo chiama caveau”, ha detto scherzando). Ci ha mostrato scaffali e scaffali di tome diverse per forma, stagionatura, odore, affioramenti, colore. Divise per malga di provenienza. Dotate di targhetta con nome. Sì, perché lui chiama le tome col nome del malgaro che le produce. Ci ha spiegato come il legno degli scaffali permetta alle tome di stagionare naturalmente. Di come vadano girate e lavate quasi fossero vive. E di come da “errori” di salatura siano usciti sapori strepitosi. Serendipity casearia.
Includere nella rete realtà produttive esemplari, proteggendone l’autenticità e il prezioso modello etico, inteso anche come quantitativi prodotti e distribuzione. Far venire i visitatori in loco, dove tutto acquista più senso.
#calusodavivere, #3xi3
A Caluso, nel chiostro dei Frati Francescani (meritevole di una visita), un contest culinario con 3 coppie di noti foodblogger e un tema vincolante, cioè l’invenzione e l’esecuzione di ricette con 3 “asSAGGI del Canavese” (da qui l’hashtag 3xi3) e cioè:
• la Piattella di Cortereggio: piccolo fagiolo bianco, non necessita di ammollo, gusto delicato
• il Salam d’patata: insaccato, anche spalmabile, da consumare fresco, a base di carni suine magre e grasse con patate bollite e un misto di aromi naturali
• il Passito di Erbaluce
Giovanna Hoang + Paolo Pojano hanno proposto “Sigari oltre le colline”, ossia cannoli di pasta brick ripieni di salam d’patata e patate su crema di fagioli piattella alla bisque di scampi, e quenelle di scampi.
Da Barbara Zaminato + Daniela Senatore aka Insieme con gusto, “Cannolo di pasta fritta con salam d’patata e verze, riduzione di Passito” cioè paccheri fritti farciti in piedi, passati in forno, profumati con zeste di limone, impiattati con una pennellata della riduzione e rametto di timo.
Monica Bergomi aka La luna sul cucchiaio, con Serena Schiratto, hanno azzardato un dolce: “Gnocchetti di piattella canavesana, spuma e caviale di Caluso Passito” presentati su crema di zabajone e decorati con scagliette di cioccolato Bodrato al caffè e anice stellato e biscotti di meliga.
La giuria era rappresentativa di tutte le realtà coinvolte:
• Domenico Tappero_Merlo, esperto di comunicazione del vino
• Mariangela Susigan, chef stellato e patronne del ristorante Gardenia di Caluso
• Fabrizio Barontini, chef e coordinatore nazionale UIR (Unione Italiana Ristoratori)
• Ivano Rean Conto, Presidente Associazione Piattella di Cortereggio
• Giancarlo Nobile, produttore salam d’patata trattoria san Martin
• Gianluigi Orsolani,presidente Consorzio tutela vini doc Caluso Carema Canavese
• Daniela Ferrando (sì, io), comunicatore enogastronomico
Non importa chi abbia vinto. Importa la prova. Resta la proposta dei piatti sorprendenti, sicuramente da ripetere senza la pressione dei tempi del contest, della giuria in attesa, dell’equipaggiamento di una cucina temporanea.
Spettacolarizzare il cibo è ormai il modus operandi e la formula del contest culinario dal vivo attira pubblico, ovunque. Ora, nel riproporre l’appuntamento, perché non coinvolgere tutti i presenti nella degustazione? Con i ragazzi della vicina scuola alberghiera C. Ubertini ancor più sul campo, per un’esercitazione con le mani in pasta nel vero senso della parola. Ma molti altri ancora sono i nuovi format esplorabili quando si hanno a disposizione prodotti, luoghi, racconti.
E dunque, l’esempio virtuoso di questo esperimento canavesano progettato da Domenico Tappero-Merlo, Brunella Bovo & C, dimostra, una volta di più, che far rete (ap)paga.
Daniela Ferrando
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dicembre 9, 2014
Carissima Daniela, ho ancora i brividi a leggere il tuo racconto e nel seguire i tuoi pensieri. Hai colto aspetti e dettagli in ogni parola o gesto, sei riuscita ad esprimerli magnificamente con i tuoi 7 hashtag. Sono emozionata e senza parole, difficilmente mi capita. Sono molto contenta voi abbiate apprezzato il nostro messaggio e mi auguro di potervi presto ritrovare per proseguire il [viaggio] tra piccoli produttori locali che ci sanno fare e vi aspettano con piacere! Un grazie di cuore, a presto. Brunella
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