Image Image Image Image Image Image Image Image Image Image

BLOGVS | November 22, 2024

Scroll to top

Top

No Comments

A tavola e in cantina come a una festa. Da uno dei nostri inviati a Identità Golose

A tavola e in cantina come a una festa. Da uno dei nostri inviati a Identità Golose
Marco Lupi

Domenica 8 Febbraio, Milano Congressi, in zona Fiera (città) – uno dei vecchi ingressi della Fiera di Milano, la Porta Gattamelata. Sole a dismisura e cielo azzurro inverno, ma gelo da montagna.

Sono le 10 di mattina in questa Milano un po’ deserta, all’ingresso ancora poche le persone (Milano Wine&Food aprirà solo alle 12:00) ma fervono i preparativi e molti sono già dentro ad ascoltare gli illustri chef saliti in cattedra.

Come in un club all inclusive o in un ospedale, si viene tutti ‘braccialettati’ con colori sgargianti: chi il rosa fucsia, chi il giallo, chi il lilla, e poi tutti a cercare di capire la differenza tra i vari colori in circolazione: quale mangerà di più? Con il mio ho diritto a sei bottiglie di birra?

Qui sembra di prendere parte a una grande festa: volti noti e ignoti, volti visti e mai visti – e i soliti noti di questi eventi. Tanti amici e tutti sorridenti (e di questi tempi servono i sorrisi!!).

Un po’ di calca fuori dalle sale conferenze (soprattutto dall’Auditorium, già affollato e senza alcun posto libero – neppure in piedi); molti si preparano per vedere le ‘magie’ di Enrico Crippa.

Eccoci esordire con il banchetto dei Grandi formaggi DOP (o meglio “La DOP fa scuola” come recita lo slogan dello stand): quattro formaggi italiani, dal nord e dal sud.

20150208_112422

Pecorino sardo, dolce e/o maturo: devo ammettere che erano entrambi sotto la media di altri provati. Mozzarella di bufala campana: sicuramente all’altezza del suo nome, anche perché servita alla giusta temperatura e non fredda. Gorgonzola, un altro gioiello: dolce o piccante? Entrambi promossi con qualche indecisione su quale fosse il migliore (questo ci è costato più di un assaggio, e forse vince il piccante).

Infine un fuori quota: Asiago (Vicenza e Trento) 6 o 12 mesi: personalmente una grande sorpresa, uso a quello più giovane e dolce, i due fratelli più anziani hanno mostrato un sapore deciso (pizzica ma dolce) che avvince il palato e convince anche i più scettici.


Seconda tappa: Monogram (Calino, Franciacorta): questo è un prodotto meno noto al pubblico (nella GDO è conosciuto come Castel Faglia), proposto e provato in tre vesti differenti, a partire dal Saten Millesimato Franciacorta, forse troppo saten e dal gusto troppo lieve. Il Brut Millesimato Magnum del 2002 (90% Chardonnay + 10% Pinot Bianco) presenta e dimostra invece un’intensità di profumi e aromi significativi (anche una leggera sapidità). Entrambi si soffermano sui lieviti per 24 mesi prima della fase finale. Terzo assaggio per Lo Zero: personalmente è stato il più apprezzato (Chardonnay e in parte Pinot Nero). La particolarità di questa Cuvèe è l’assenza di zuccheri aggiunti: risulta comunque morbido al palato, con una percezione di profumi fruttati.

20150208_114233

Nino Negri invece ha proposto uno Sforzato 2011 (Chiavennasca 100% vendemmiata a settembre e fatta appassire per circa 100 gg prima della vinificazione ed una macerazione di 10gg). Ci dicono: “meglio se rimane in bottiglia 10 anni”: quello dai noi provato, sicuramente giovane anche al palato, ha comunque riscosso un buon successo. Meno brillante l’Inferno Valtellina Superiore DOCG, che pur rimanendo tra i vini importanti di quest’azienda non ha spiccato come nelle attese. SCIUR (Chiavennasca 100%) è stato una piacevole sorpresa, piacevole nel gusto e nella sua semplicità (il che non significa vino da tavola). Piacevole e apprezzato nella personalità che sa esprimere. Un nome nuovo per un vino nuovo: nato a quattro mani, dall’impegno sul territorio dell’azienda vinicola, da una scelta circoscritta agricola, di vendemmia ricercata. A questo si aggiunge il lavoro di terrazze supportato da una scuola di muratori locali che hanno contribuito al rafforzamento dei muretti (e a cui va 1€ per ogni bottiglia venduta), ma anche il lavoro marketing e design degli studenti del Politecnico di Milano per il nome: Sostenibile Concreto Innovativo Unico Responsabile.

nino-negri-Sciur-bottiglia

Agrimontana invece è un’azienda di dolci delizie: abbiamo partecipato a una “orizzontale” di nocciola: partendo dal frutto secco, passando dal cremino ‘base’ , al cremino con nocciola tostata, al cremino al pistacchio (molto sapido e deciso nel sapore): i golosi non possono non fermarsi. Sublime e delizioso il Cremino: un sandwich  di pistacchio e nocciola. E poi i frutti “sciroppati” – marron glacè, fico, albicocca – e immancabili ma preferite tra tutte le scorzette d’arancia: ben equilibrate tra zuccheri e agro-amaro.

Interessanti anche i germogli olandesi di Koppert Cress “Architecture Aromatique”, che noi di CibVs seguiamo già da qualche anno (dal primo o secondo taste of Milano, mi pare…): adatti per le insalate o minestre (non pure decorazioni)m sono aromi utilissimi per valorizzare i vostri piatti. Purtroppo non vendono on-line e sono anche un po’ lontani, ma la degustazione di questi piccoli ma gustosi vegetali (erbe, verdure, spezie…) ti stupiscono nel loro… piccolo: la senape ti aggredisce, ma con dolcezza. Quest’estate proveremo una coltura sul nostro balcone di casa.

Marco Lupi

Submit a Comment