A volte, scrivendo, non ci si accorge di, non si rilegge con la dovuta calma, non si lasciano sedimentare i concetti, non si verificano i dati: ecco perché, in alcuni miei post recenti, ho citato locali chiusi da un po’, o eventi traslocati altrove. Bastava controllare, ovviamente. Ma non l’ho – stupidamente – fatto.

E nonostante i preclari e innumeri esempi che mi fanno compagnia, beh, ci sto male lo stesso.

Ad esempio.

Istruzioni sull’acquisto la conservazione il consumo dell’anguria.

Una prima considerazione, ovvia, va fatta sul nome del frutto, “anguria”: maschile o femminile? Se femminile, ci vuole l’apostrofo, un-apostrofo-anguria; a meno che la terminazione in -A non debba intendersi mascolinizzante, come in Andre-A.

E vuoi che fra le probabili 50 sfumature di rosso non ci sia un rosso acceSSo, che segnali appunto l’accessibilità, la disponibilità del frutto a essere consumato, attraverso la colorazione succosamente accessibile?

E poi e poi – il melone.

Ecco, questa osservazione, scientificamente motivata, mi lascia perplesso: il melone, a quanto pare, contiene, e rilascia in presenza di altri frutti, questa sostanza gassosa, direi, di natura vagamente elitaria e diciamolo pure classista: l’ELITene. La usa probabilmente per tenere distanti le mele, così pop, o le pere, che uno pensa sempre siano dei frutti che sanno di doping (mi faccio una pera suona un po’ ambiguo – ben lontano dalle ben più esplicite puppe a pera di Nutiana memoria).

Che poi questo tipo di cose sconfinano nell’eccesso di correttezza, più o meno politicamente motivata. (O legalmente: vedi i risarcimenti milionari pagati da compagnie che non avevano avvertito a sufficienza che i coltelli possono tagliare le dita o le gole, e così via). Ed è così che si arriva ai sovracentimetraggio delle vongole o alla prepolverizzazione di liquidi mammari per poi formaggiarli…

A proposito di sovraprotezionismo, ipercautela, ultraparamento di posteriore:

 

E allora…

 

Emanuele Bonati

[Immagine di copertina: Mrjuice.com]