Piattoterapia con Max Morri
Quanto siete tristi perché il piatto piange; o a disagio perché è troppo fighetto; o in ansia perché è troppo pieno, pensate a Max Morri – è un accorgimento molto piattoterapeutico.
Il nostro amico viaggiatore (rappresentante tessile nel mondo, giornalista motociclista per hobby, buongustaio e curioso di ogni cucina, ma soprattutto romagnolo doc cresciuto a piadine, cassoni, tagliatelle) era già apparso su BlogVs tempo fa con varie cineserie autentiche.
Ma chi se non lui poteva colpire nuovamente e, da un viaggio nell’entroterra, postarmi la vetta di frugale poesia in un piatto intitolato “Carro da rimorchio”, che qui ci sovrasta. Sul quale mi soffermerei, perché sono quasi certa che non sia un unicum: così spropositato, epico e variopinto come solo in Romagna. Con un titolo così metaforico. Io non potrei mangiarne neanche un centocinquantesimo. Già alzo bandiera bianca col pensiero.
Non contento, il nostro sreporter andava all’”Osteria del vizio“ di Rimini, postandomi una serie gargantuesca di immagini. Perché da quelle parti, se vuoi, c’è ancora il caso di andare a cenare e non uscire prima di aver attinto da almeno venti portate. Come questi gnocchi di pesce.
O queste seppie con piselli, dove una sola cucchiaiata evoca un profumo che esce dal monitor.
O questa tartare bella bella.
E sempre lui, Max, poteva documentarmi le sue avventure albanesi e tavole non ancora addomesticate ai gusti di torme di milanesi imbruttiti. Proponendo, persuasivamente, gli involtini di melanzane al formaggio.
O la celebre e succulenta carpa di Scutari (chiedo venia, non sapevo di cotanta celebrità).
Perciò, la prossima volta che vi sentite tristi, a disagio o in ansia, sappiate che in non in un mondo parallelo ma nella realtà potete consolarvi. O arrabbiarvi di più.
Daniela Ferrando
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