Tanto CibVs QuantoBasta
Il gatto brasato e l’etica del cibo…
Sicuramente conoscete la fortunata trasmissione televisiva “La prova del cuoco” ed il burbero Beppe Bigazzi, un attempato toscanaccio gastronomo, espulso qualche tempo fa dalla trasmissione a colpi di mattarello perché ha osato parlare di una ricetta che, secondo gli ipocriti che hanno l’email e il commento facile, offende gli animali d’affezione.
Ma cosa ha detto questo signore di tanto grave che ha fatto saltare sulle poltrone i dirigenti Rai, che pure lasciano passare come acqua fresca le tantissime simil-notizie che si sentono al TG1?
Ha spiegato come si marina la carne di gatto, la quale, come si dice nel Veneto, altrimenti odorerebbe di “freschin”, ovvero di selvatico – azione, la marinatura, evidentemente utilizzata sessanta/settanta anni fa dalle massaie che, magari sfollate dopo un bombardamento aereo, cercavano di nutrire la numerosa prole. E visto che comunque una delle malattie più frequenti al tempo era la pellagra, ovvero la mancanza cronica di vitamine del gruppo B, causata dall’utilizzo pressoché esclusivo del mais (leggi polenta) per l’alimentazione, evidentemente di gatti non devono esserne stati marinati poi così tanti…
Attenzione, non sono una sostenitrice del gatto arrosto con le patatine novelle, per carità, ma trovo quanto meno ipocrita stracciarsi le vesti per gli eventuali ipotetici mici brasati, e soprassedere allegramente sulle torture quotidiane alle quali vengono sottoposti gli animali dei quali ci nutriamo e che hanno avuto la sfortuna di nascere che so, con il becco al posto delle vibrisse. Animali che crescono, vivono e muoiono rinchiusi in gabbie che impediscono loro qualsiasi movimento, pulcini scartati dalla selezione perché maschi e quindi impossibilitati a produrre uova, frullati vivi per comporre le allegre cotolette che fanno bella mostra di sé nel banco frigo, polli disciplinatamente accomodati in nastri trasportatori per amputare loro, sempre da vivi ovviamente, le ali che diventeranno piccanti e golose alette tex-mex. Perché i quaraquaquà dall’email facile e dal commento stupito, stupido e parziale non si scandalizzano? Perché la gallina non fa miao? C’è tanta differenza tra un animale d’allevamento e un animale d’affezione? Ma avete mai visto quanto è simpatica la gallina padovana?
Le notizie andrebbero divulgate tutte e per intero altrimenti è facilissimo rovinare la reputazione a qualcuno, come accadde nel Vicentino durante il dominio della Serenissima. Nel 1698 la città fu invasa dai topi, e il ricordo della terribile pestilenza del 1630, che decimò la popolazione di Venezia (e fu il motivo della costruzione della bellissima Basilica della Madonna della Salute), era ancora vivo nella memoria dei più. All’epoca, la gestione della sanità dei territori della Serenissima, tra cui Vicenza appunto, era centralizzata, e la città chiese a più riprese di inviare in “teraferma” gatti, unico ed efficace rimedio per eliminare le colonie di topi. E, all’ennesima richiesta, il doge esclamò: “Ma i Vicentini i magna i gati?!”.
Questa è la storia, il resto è leggenda…
Anna Maria Pellegrino
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Sono pienamente d’accordo con te Anna Maria! anche mio marito ed io abbiamo tratto le stesse conclusioni: c’è decisamente troppa ipocrisia in questa indignazione!!! Ho 5 gatti in casa, sia chiaro che non ho nessuna intenzione di mangiarmeli 🙂 , ma conosco persone che in passato hanno mangiato carne di gatto e la cosa ad essere sinceramente non mi ha sorpresa particolarmente: si mangiava quel che c’era per placare i morsi della fame (ratti compresi, in qualche circostanza!). Penso che ad oggi le cose debbano andare diversamente, e rabbrividisco quando penso che c’è ancora chi si mette a cacciare gatti! ma in ogni caso la reazione del pubblico e dei dirigenti rai nei confronti di Bigazzi, mi sono sembrate decisamente spropositate rispetto a quanto è stato detto. C’è una differenza tra una gallina e un gatto: la gallina è un’animale d’allevamento, il gatto è un’animale da compagnia… Però adesso la domanda mi sorge spontanea: ho amiche che hanno come animale domestico il coniglio: che faccio? non lo mangio più? E questa moda americana di tenere maialini come animali da compagnia… dovrebbe proibirmi di acquistare il prosciutto?
Per concludere, trovo che ad oggi sia assurdo che ci sia ancora qualcuno che mangia i gatti, non trovo però nulla di male nelle affermazioni di Bigazzi. Penso che ci si scagli sempre contro cose di poco conto quando ci sarebbero battaglie assai più importanti da portare avanti… A volte non si riesce a guardare oltre il proprio naso… o forse si preferisce non farlo. -
hai detto bene.. gli ipocriti dalla e-mail e dal commento facile.
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beh in effetti anche la gallina potrebbe essere un animale d’affezione. ricordo che mia madre crebbe un agnellino che poi (dissero i miei nonni) fuggì via…credo ci fosse affezionata, dopotutto.
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Mio nonno, contadino, viveva con un nutrito cortile: galline e pulcini, il gallo afono, i coniglietti, la mucca ed il vitellino, il cavallo con la capretta (per farsi compagnia), un maiale alla volta, cani e gatti a rotazione, il pavone. Ed un oco, che morì di vecchiaia ed acquisì il privilegio di non finire in pentola in quanto una volta sventò un tentativo di furto di alcune forme di formaggio! Quando passeggiava sembrava il re della corte!
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Sono perfettamente d’accorto con l’indignazione per gli indignati. Siamo noi che decidiamo quando un animale diventa da compagna e quando da allevamento…
Come la signora impellicciata con tre cani al guinzaglio che va a comprare il prosciutto e la fettina e poi si scandalizza sentendo parlare di quste cose che fanno anche parte della nostra storia, dopotutto.
Non ho mai tollerato queste discriminazioni ottuse e conformiste. -
Siamo d’accordo con te su tutta la linea, i moralisti della domenica col fucile puntato dovrebbero farsi un bell’esamino di coscienza anzichè scandalizzarsi per una frase detta da Bigazzi o da Pinco Pallino, o meglio, dovrebbero aprire gli occhi e soprattutto la mente. Un animale che sia d’allevamento o che sia da compagnia è sempre un animale e come tale avrebbe diritto ad una fine con meno sofferenza, se deve finire sulla tavola. Ora che l’amputazione di ali debba essere fatta da vivi è proprio una barbarie, idem per pulcini frullati. Voglio dire, c’è un limite a tutto e c’è molto peggio di Bigazzi a questo mondo!
Sabrina&Luca -
Ho avuto l’impressione che l’affermazione, fatta dal signor Bigazzi, sia stata usata come scusa per potersi sbarazzare dell’ormai logoro e abusato gastronomo definitivamente…Adesso spero tocchi alla saccente Anna Moroni, che con le sue affermazioni ha sconvolto mezza Italia – una delle ultime è che per evitare l’effetto lacrimogeno della cipolla occorre chiudere la bocca…magari iniziasse lei!!! Le lamentele dei puritani animalisti sono state ascoltate con effetto immediato, mentre quelle degli appassionati, gastroamanti, cuochi, addetti ai lavori, docenti, etc. di fare vera informazione neanche sono prese in considerazione. Proprio questo mi fa riflettere. Purtroppo Show must go on!!!!
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Anch’io avevo avuto la sensazione che la frase sia stata presa al balzo per far fuori il povero Bigazzi. Circa la sig.ra Anna (o degli autori del programma, non so) che “si ispirano” alle ricette di qualche conosciuto e bravissimo foodblogger….senza neanche cambiare un ingrediente. Suvvia! Altro che cotto e mangiato. Propongo una nuova rubrica: copiato ed incollato :-/
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No caro Emanuele, non esageri affatto. Quando posto in fb un pensiero (magari citando editoriali di tutto rispetto) circa quanto sta vivendo questo nostro Paese vengo colpita con un’aggressività tale da lasciare sgomenti. Ma quella bella cosa che si chiama democrazia, libera espessione, libertà…che dici, poco cool?
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