Foto di Bruno Cordioli.
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L’aperitivo. Una forma di intrattenimento manducatorio-potabile che si presenta, ai nostri giorni, in una serie di modalità espressive che a una base comune – bevi intanto che ti faccio mangiare qualcosa di salato che così ti viene sete e bevi ancora e mangi qualcosa di salato che ti viene sete… – sovrappongono libere interpretazioni contenutistiche, economiche, etiche.
Modalità minimal. Una insalatiera, un tovagliolo di carta, frantumi di patatine ormai ammollate e ipersalinizzate dal succedersi dei giorni di esposizione. Olive in una scodellina, saclà denocciolate. Arachidi. Qualche cetriolino cipollina sottaciuti sottaceti.
Modalità tocco di classe. Vari modelli di similpatatine mais formaggio grigliate fiammiferate aromatizzate paprikapomodorooliverosmarinobasilico puffose spugnose; i popcorn; gli anacardi.
Modalità esotica o melting cauldron. Base irrinunciabile, che lo rende riconoscibile da lontano: chips triangolari di mais e salsa piccante, che fa tanto latinoamericaneggiante. Per giustificarne l’internazionalità si propongono contenuti fra i più disparati: coucous con la trippa, insalata fagioli e fragole, patate arrosto con cavolfiore bollito, …
Modalità veggie. Filetti di carotine svenute, gambetti di sedano svaporati, peperoni rattrappiti, cetrioloni ormai in declino, finocchi demodè. Serviti su tovagliette alla zingaresca hippieggianti. Patatine al kamut, pop corn di crusca.
Modalità ecosensibile autoriciclante. Primi piatti di mezzogiorno rigenerati gratinandoli con la fiamma ossidrica, panini già ripieni affettati o quadrettati, cotolette dall’età indefinita ritagliate porzionate abbellite con rucola e pomodorini (gli stessi da almeno una settimana), focacce pizze a pezzi più per tendenza autodistruttiva che altro, verdure decomposte.
Modalità megaupload. Teorie di piatti piattoni vassoi di contenuti disparati disperati: piramidi di formaggi di unica provenienza (sottilette rapprese, monoblocchi di mozzarellunta) tagliati a dadi losanghe palline per spacciarli come diverse tipicità casearie (diffidare dei finti erborinati, e dei formaggi cosiddetti tipici della tundra conservati nel muschio di yak…); catafalchi di olive nere verdi e stranamente gialle; pozzi di peperoncini in decomposizione per autocombustione dovuta all’eccesso di capsicina; concrezioni stratificate di tartine panini sandwich tramezzini consistenti di fettine di pane fra fette di pane con aloni di salumi e formaggi; teorie di bandierine polinazionali a segnalare la sottostanza di stuzzicadenti appuntati su qualcosa di teoricamente commestibile; calderoni di pasta pasticciata, non all’insegna della ricercatezza culinaria ma dell’inopinato smarrimento del ricettario di casa; insalate di riso made in taiwan; trionfi di bastoncini da cocktail (dis)adorni di frutta avanzata dai cocktail della zona vip la sera precedente…
Modalità Milano. Ne parleremo nei prossimi giorni.
Modalità bacaro. Ne ha parlato Anna Maria in Tanto CibVs Quanto Basta qualche giorno fa: un invito alla riscoperta di ritualità ormai desuete, di una socialità alternativa; chissà com’è andato il suo #Bacaro Tour… Aspettiamo notizie.
Emanuele Bonati
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