La frase della settimana
Il cibo non è «buono» o «cattivo» in assoluto: qualcuno ci ha insegnato a riconoscerlo come tale. L’organo del gusto non è la lingua, ma il cervello, un organo culturalmente (e perciò storicamente) determinato, attraverso il quale si imparano e si trasmettono i criteri di valutazione. Perciò questi criteri sono variabili nello spazio e nel tempo: ciò che in una determinata epoca è giudicato positivamente, in un’altra può cambiare di segno; ciò che in un luogo è ritenuto una ghiottoneria, in un altro può essere rifiutato come disgustoso. La definizione del gusto fa parte del patrimonio culturale delle società umane. Così come vi sono gusti e predilezioni diverse presso diversi popoli e regioni del mondo, così i gusti e le predilezioni cambiano nel corso dei secoli.
Massimo Montanari, citato in Patrizia Traverso, Lo sguardo e il gusto, Tea
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